Il GP del Mugello 2020 passerà alla storia per essere stato uno dei più incidentati dell’epoca moderna. Intanto la FIA fa discutere per la sua decisione.
Tre partenze e due incidenti grossi che in passato avrebbero certamente portato a conseguenze pesanti. Il bilancio del primo GP della Toscana non è stato dei migliori non fosse appunto perché tutti i coinvolti nei vari crash sono usciti dalle rispettive monoposto sulle loro gambe. Come facilmente immaginabile però, la questione non si è ultimata così con un sospiro di sollievo. Nel dopo gara la Federazione ha voluto chiamare all’appello i piloti e a ben 12 su 20 ha inflitto un “avvertimento”.
Nello specifico i driver richiamati sono stati Kevin Magnussen della Haas, Daniil Kvyat dell’Alpha Tauri, Nicholas Latifi e George Russell della Williams, Antonio Giovinazzi dell’Alfa Romeo, Carlos Sainz e Lando Norris della McLaren, Alex Albon della Red Bull, Lance Stroll e Sergio Perez della Racing Point, Daniel Ricciardo ed Esteban Ocon della Renault.
Tutti, in fase di ripresa a seguito del periodo di neutralizzazione sotto Salfety Car si sarebbero fatti trarre in inganno dal passo del capofila, rendendosi protagonisti di errori e tamponamenti.
Una punizione democratica al Mugello
Nella nota ufficiale di provenienza FIA si legge che i patatrac sarebbero stati provocati dal loro “incoerente dosaggio di acceleratore e freno a partire dalla curva finale fino al rettilineo dei box”.
Pur comprendendo la necessità di ognuno di proteggere la posizione occupata nei diversi frangenti, o ancor di più di trarre vantaggio da un restart che aveva ricompattato il gruppo, i commissari hanno ritenuto necessario richiamare i driver ad una maggiore “cautela nelle situazioni di ripartenza”.
“Alcuni avrebbero potuto evitare di rimanere coinvolti se non avessero seguito direttamente chi li precedeva”, si legge. “In questo modo, invece, hanno bloccato interamente la visibilità di ciò che stava accadendo davanti”.
Gli steward hanno infine motivato il ricorso al “warning” in quanto non sarebbe stato possibile individuare una colpevolezza preponderante.
Chiara Rainis