E’ una storia che ha dell’incredibile quella raccontata dal pilota Racing Point Perez in Russia e va ben oltre il licenziamento via telefono subito.
Quello della F1 è certamente un mondo altro, una sorta di cosmo a parte, in cui tuttavia, come in ogni ambiente dove a ballare sono soldi e interessi, il fattore umano passa in secondo, se non in terzo piano. Ne sanno qualcosa i diretti protagonisti del carrozzone a ruote scoperte, utilizzati, spesso, come pedine da spostare a piacimento sullo scacchiere nella speranza di ottenere la fetta di torta più cospicua a fine stagione. Due esempi su tutti, giusto per parlare del presente, i casi Vettel-Ferrari e quello Racing Point-Perez.
E a proposito di Sergio, il messicano,non ha taciuto neppure a Sochi il proprio disappunto per come è stato accompagnato alla porta in vista del 2021. E se al Mugello eravamo rimasti alla famosa telefonata ricevuta, anticipo dell’annuncio del giovedì, nel paddock russo, è stato reso noto un altro pezzettino della vicenda.
Manco fossimo in un film di spionaggio, il driver di Guadalajara avrebbe intuito di essere stato scartato in una maniera davvero pittoresca. In pratica, a Monza, la domenica sera, il 30enne, tornato nella sua stanza d’albergo adiacente a quella del patron Lawrence Stroll, avrebbe, suo malgrado, ascoltato una chiamata tra lo stesso e un suo collaboratore riguardante i dettagli dell’operazione Seb, compresi stipendio e bonus.
“Ho voglia di restare”, ha comunque assicurato seppur deluso per il trattamento ricevuto, e per questa vicenda, privata, fatta circolare da un membro dello staff della squadra con base a Silverstone. “Ho avuto contatti con un paio di squadre. Penso che nel corso della prossima settimana ne saprò di più, ma è qualcosa che terrò per me. Ritengo che tutti meritino rispetto”, ha chiosato con una frecciata.
Chiara Rainis
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