In questa video-intervista, Marc Marquez condivide i suoi pensieri sulla stagione, sulle sue condizioni mentali e fisiche e sulle prestazioni della Honda
Il 2020 è stato un anno diverso dagli altri per Marc Marquez, costretto a seguire le gare da casa per colpa dell’infortunio riportato durante la prima gara della stagione. Ma il Cabroncito non si arrende: continua a lavorare e ad allenarsi, nel tentativo di tornare in pista non appena il momento sarà quello giusto. In questa video-intervista, il campione del mondo in carica condivide i suoi pensieri sulla stagione, sulle sue condizioni mentali e fisiche e sulle prestazioni della Honda.
Marc, come ti senti fisicamente e mentalmente?
Fisicamente ora è un buon momento. Ma, ovviamente, sono ancora lontano dal mio livello normale. È vero che la settimana scorsa ho iniziato a correre e ad andare in bici. La mia condizione cardio, delle gambe e del braccio sinistro è abbastanza buona. Ma per il braccio destro devo ancora fare dei grossi passi in avanti. Mentalmente all’inizio è stata dura, perché a casa non avevo nulla da fare, i giorni e persino le ore erano lunghissime, ma ora ho un piano per ogni giorno. Facciamo due sessioni di fisioterapia e poi ci alleniamo in palestra. Il momento che soffro di più è il weekend di gara, perché guardare le prove e la corsa in tv non è facile.
Come ti senti ora che ti stai di nuovo allenando?
Ho iniziato a correre e ad andare in bici e mi aspettavo molto peggio, perché per quattro o cinque settimane sono rimasto completamente fermo sul divano a guardare la tv. Invece, fin dal primo giorno in cui ho corso, mi sono trovato immediatamente bene e ho iniziato a vedere miglioramenti, anche con la bici. Il lato più positivo è che i miei movimenti siano buoni e ora, passo dopo passo, con il mio fisioterapista Carlos che sta vivendo a casa mia, inizieremo a lavorare sodo per il miglioramento, seguendo i passi giusti nel etmpo giusto.
Molti tifosi hanno notato che andavi già velocissimo!
Sono rimasto sorpreso perché normalmente corro in 3:50 al chilometro e ho fatto 4-4:10 al chilometro, quindi il passo era buono. Ma il giorno dopo ero distrutto!
La scorsa gara a Misano è stata la prima in cui il team Honda si è riavvicinato alle prime posizioni. Cosa ne pensi?
La Honda sta vivendo una situazione difficile. Ovviamente mi sento importante nel team e so di poter ottenere degli ottimi risultati, ma quando dall’altro lato del garage hai un debuttante e io sono fuori fin dalla prima gara, allora si rischia di perdere un po’ la direzione. Ora sembra tutto tornato alla normalità: un debuttante deve seguire il suo processo di crescita e quello del mio compagno di squadra, che è anche mio fratello, sembra buono. Ma il test di martedì a Misano è stato molto importante perché lì hanno trovato qualcosa.
Credi che Alex abbia già fatto un passo avanti?
Un aspetto molto importante per i debuttanti è quando si disputano due gare di fila sullo stesso circuito. Questo aiuta molto, perché la cosa più difficile in questa categoria è arrivare su un circuito per la prima volta con una MotoGP e cercare di adattare tutto.
Da casa sei diventato un consigliere di Alex?
Io provo ad aiutare Alex: al giovedì, quando c’è la scelta delle gomme, mi manda le foto e io cerco di dargli dei consigli su quale opzione possa essere la migliore, anche in base agli anni precedenti. Ma abbiamo una regola: deve lavorare con il suo team, perché dobbiamo essere professionali.
La Honda ha inviato un comunicato stampa in cui preannunciava una tua assenza dalle piste di due-tre mesi. A che punto siamo ora?
Tre mesi sono tanti. Con i medici abbiamo cercato di capire e di ascoltare molte opinioni diversi, da dottori diversi, e quello era il periodo che ci hanno indicato. Perciò non so in che momento tornerò in moto, ma so che ora sono più vicino e questa è la cosa più importante.
Cosa pensi di questa stagione? A sette gare dalla fine, il campionato è ancora apertissimo!
Il campionato è strano, perché sembra che nessuno voglia vincere, nessuno voglia essere al vertice! Una cosa è essere un outsider, per cui vincere è incredibile, fantastico, un’altra è essere il favorito, quello obbligato a vincere. Allora qualcosa cambia e i dubbi aumentano, perché non sai mai se difendere o attaccare.
Dal 2013 hai vinto sei titoli, ora è un momento difficile per la Honda. Molte persone usano questo periodo sfortunato per attaccare il team e dire che la moto non è facile da guidare e che la strategia è sbagliata. Cosa ne pensi?
Prendendo gli ultimi dieci anni la strategia della Honda è stata perfetta, perché è il team che ha vinto più titoli piloti, a squadre e costruttori. Credo che il lavoro fatto in tutti questi anni sia stato grandioso. Ad ogni costruttore capita di far fatica per un anno, a volte succede.
Una MotoGP deve essere facile da guidare come si dice?
Ogni MotoGP ha un carattere diverso a cui i piloti si devono adattare. La Honda ha adottato questa filosofia da molti anni, prima in classe 500 e poi in MotoGP. Per esempio, quando parlo con Doohan o con Criville, mi dicono che la filosofia ai loro tempi era la stessa. La Honda ha una buona moto, ma il pilota deve essere in forma al 100% e spingerla molto. Quando si raggiunge il giusto feeling con la moto si riesce ad andare molto forte.
Per quanto riguarda l’ultima gara su un nuovo circuito, Portimao: cosa pensi di questa pista?
Sarà interessante finire la stagione a Portimao. Spero di esserci e correre, perché provai nel 2012 con una Moto2 su quella pista e, anche se è passato molto tempo, mi ricordo che è molto bella.
Infine, un messaggio ai tifosi?
Voglio solo ringraziare, specialmente il team Honda, ma anche tutti i tifosi. Ho ricevuto molti messaggi bellissimi, ho letto tante domande su quando tornerò. Non lo so, spero che sia il prima possibile. Sento che avverrà prima piuttosto che poi, perciò anche questo è positivo. Vedremo, ma intanto vi ringrazio per continuare a sostenere me e la Honda, e non temete: torneremo là davanti.
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