Valentino Rossi potrebbe ricostruire lo storico sodalizio con Davide Brivio, stavolta da team manager della VR46, possibile futura squadra satellite Suzuki
È stato l’uomo che portò Valentino Rossi alla Yamaha nel 2004, inaugurando l’epoca d’oro della storia recente della Casa dei Diapason. E, oggi che è a capo della Suzuki, Davide Brivio potrebbe ricostituire presto la storica collaborazione con il Dottore. Stavolta con il fenomeno di Tavullia non più nel ruolo di pilota, ma di team manager. Già, perché pur avendo firmato con la la Petronas per il 2021, Vale ha già cominciato a pensare anche al futuro più a lungo termine. E tra due anni, quando verosimilmente appenderà il casco al chiodo, si potrebbe dedicare a tempo pieno al suo team, la VR46.
L’obiettivo sarebbe quello di portarlo, dopo la Moto3 e la Moto2, anche in MotoGP, come squadra satellite di un grande costruttore. Magari proprio la Suzuki, appunto. Brivio si dice cauto su questo scenario: “Prima di pensare a qualsiasi soluzione bisogna fare un progetto di team satellite e farlo approvare ai giapponesi”, spiega ai microfoni di Tuttosport, “anche se oggi è più giusto parlare di team partner, perché il legame con la casa madre è molto diverso dal passato. Poi, una volta fatto quello, ci guarderemo intorno e negozieremo con i team esistenti, con chi sarà sul mercato”.
Ma Brivio si lascia anche scappare che la squadra del suo ex pupillo potrebbe essere quella giusta a questo scopo: “Non so cosa voglia fare, ma in Moto3 e Moto2 stanno facendo un ottimo lavoro, con tante vittorie, due Mondiali già conquistati e un altro possibile quest’anno. Credo che in VR46 abbiano maturato un’esperienza molto utile e che abbiano l’esperienza e la struttura per farlo”.
Del resto l’attuale numero uno della Suzuki non ha mai dimenticato le lezioni imparate durante il suo lungo sodalizio con Rossi: “Da Vale ho imparato tanto”, racconta, “gli sarò sempre riconoscente per i successi che abbiamo ottenuto insieme, ma anche per avermi trasmesso e fatto capire cosa vuol dire puntare a qualcosa di importante, che è molto diverso dal partecipare cercando di fare del proprio meglio. E questo cerco di condividerlo con chi lavora con me”.
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