Paolo Simoncelli ricorda suo figlio Marco e ammette di non essersi mai pentito di averlo fatto correre in moto. Nel 2020 ci proverà Tatsu Suzuki a portare a casa il Mondiale di Moto3.
Il team Sic58 fa passi da gigante in Moto3. Tatsu Suzuki ha conquistato una vittoria in Andalusia e un podio a San Marino, 4° posto come miglior risultato stagionale in Repubblica Ceca per Niccolò Antonelli. Frutto del grande lavoro svolto da Paolo Simoncelli, papà di Marco, scomparso nel 2011 a Sepang. Un ricordo indelebile alla base di questo progetto vincente. “L’idea della squadra è nata come motivazione per continuare a vivere, non per morire dopo l’incidente di Marco”.
Quest’anno il team Sic58 sta lottando per ambire al titolo Moto3, ma l’impresa è alquanto ostica per via della forte concorrenza. “Tuttavia, stiamo combattendo e abbiamo quello che serve per vincere”, sottolinea Paolo Simoncelli ai microfoni di DAZN. E non nasconde di avere ogni giorno in mente suo figlio Marco, ricordo che diventa ancora più toccante quando il Motomondiale sbarca a Sepang, dove è avvenuto l’incidente.
Papà Paolo non si pentirà mai di averlo fatto correre in moto. “Io e sua madre non rimpiangiamo mai di aver fatto guidare Marco perché lo rendeva felice. Il suo sorriso quando ha vinto, la gioia che ha portato a casa o il suo modo di essere, sono i momenti più belli che ricordiamo. Era tutto fantastico”.
A Jerez conserva ricordi importanti, quasi per casualità o per volere di un fato sconosciuto. “Su questa pista sono successe cose molto strane. Sia con Marco che con il team SIC58. È divertente, molte delle cose che accadono alla squadra accadono a Jerez. Il primo incontro con Suzuki è stato a Jerez. La nostra prima vittoria nel CEV è stata con Arbolino lì. Nel Mondiale la prima vittoria di Antonelli è stata anche a Jerez”.