Novello paladino dei più deboli e delle minoranze Hamilton si paragona alla leggenda della box Ali, ma rifiuta l’accostamento ad un supereroe.
Alle prese con le battaglie contro l’invasione della plastica sulle spiagge, il consumo di carne e il razzismo, Lewis Hamilton sta cercando di imporre sé stesso nel mondo dello show biz, consapevole di aver convinto poco, malgrado tutti i suoi record, in quello dell’automobilismo, dove da tempo domina indisturbato, guidato da grandi capacità, ma soprattutto da una macchina un passo o due avanti alle altre. Per questo, nel corso di un’intervista al quotidiano inglese The Sun, non ha avuto paura di avvicinare la propria figura a quella di Cassius Clay, diventato Muhammad Ali a seguito della conversione all’Islam e uomo di carisma attento ai bisogni dei più deboli.
“E’ stato la mia ispirazione ed è il motivo per cui ho un tatuaggio che lo rappresenta”, ha dichiarato esaltandone il coraggio dimostrato nella sua costante lotta per la parità tra bianchi e neri. “Io personalmente ho vissuto le disparità a scuola”.
Se il riferimento assoluto è il boxeur, Ham ha sostenuto di non gradire il paragone con i personaggi dei fumetti. “Io non ho nulla a che vedere con Superman perché non è reale. Però è bello ciò che rappresenta”, ha detto. A questo proposito il sei volte iridato ha voluto citare Ayrton Senna, il pilota a cui più si sente vicino (un’affermazione che potrebbe far inorridire molti!). “Abbiamo storie simili”, ha buttato lì sottolineando quanto fatto dal brasiliano per il suo Paese tanto da esserne diventato un’icona, un salvatore.
“Negli anni ho incontrato molte persone e sentito i loro racconti. Diversi mi hanno confidato di non vedere l’ora di mettersi in gioco stimolati da noi che abbiamo mostrato come tutto è possibile”, ha chiosato l’asso della Mercedes con una riflessione tutto sommato condivisibile anche se nella F1 di oggi non si arriva senza denaro.
Chiara Rainis
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