Vettel rivela di non avere rimpianti, ma i cinque anni trascorsi in Ferrari senza successi importanti pesano sulla sua psicologia.
Chi è causa del suo mal pianga sé stesso e Sebastian Vettel qualche danno se l’è causato portandosi dietro dalla Red Bull una debolezza mentale che lo ha bloccato anche quando avrebbe potuto ottenere qualcosa con la Ferrari. Certo, ormai è troppo tardi e forse lo era già quando l’allora boss Maurizio Arrivabene annunciò l’arrivo a Maranello di Charles Leclerc. Morale della favola, il tedesco si è trovato in un ginepraio da cui rischia di uscire con le ossa rotta. Il motivo principale è che dopo il dominio con la scuderia austriaca dal 2010 al 2013, prima si è fatto mangiare dal giovane arrembante Daniel Ricciardo, e poi una volta al Cavallino è riuscito ad avvicinarsi al titolo soltanto nel 2017 e nel 2018 facendo dimenticare il suo passato glorioso, o peggio ancora prestando il fianco ai suoi detrattori che lo hanno imputato soltanto ad una monoposto imbattibile.
“Guardando indietro ci sono state situazioni che non avrei dovuto affrontare anche se in alcuni casi credo di aver avuto ragione”, ha dichiarato al podcast della F1 Beyond the Grid, ammettendo la presenza di tensioni alla Rossa che certo non hanno agevolato il suo compito e la sua permanenza, specialmente successivamente all’ingresso del monegasco.
Preso il testimone dalle mani di Fernando Alonso, Seb avrebbe dovuto riportare la scuderia modenese ai vertici, ma errori, confusioni e incomprensioni, hanno finito per metterlo in una posizione difficile e decisamente poco competitiva, fino allo strappo definitivo e brutale con il team notificato in piena fase di lockdown.
“Se devo giudicarmi lo devo fare in modo duro e onesto, per cui ho sicuramente fallito”, ha sostenuto. “Ci sono ragioni? Probabilmente sì, ma non cerco scuse. Qualunque cosa sia successa, credo mi abbia anche fatto fare un passo avanti”, ha concluso con un tono di riscatto che, magari, potrebbe arrivare nel 2021 quando correrà per l’Aston Martin.
Chiara Rainis