Lewis Hamilton ha svelato un episodio di razzismo di cui fu bersaglio in Italia durante una gara di karting, quando aveva solamente tredici anni
Un brutto episodio della sua vita è quello che Lewis Hamilton ha raccontato ieri nel corso del suo intervento al Festival dello Sport, organizzato dalla Gazzetta dello Sport. Un retroscena doloroso che risale all’infanzia, agli inizi della sua carriera agonistica, avvenuto proprio in Italia durante una corsa di karting.
“Sono stato la prima volta in Italia a Parma per una gara”, ha rivelato il sei volte campione del mondo di Formula 1. “Mi ricordo che ho subito atti di razzismo, avevo tredici anni. Dei ragazzini che provenivano da altri Paesi mi gridavano di tutto. Mio padre mi disse di combattere in pista, non con i pugni. Fortunatamente ho seguito il suo consiglio, altrimenti sarei andato in galera. Ma succede in tutto il mondo, non solo in Italia”.
L’impegno antirazzista di Lewis Hamilton
È anche per via di questi atti che è stato costretto a subire sulla sua pelle se il pilota anglo-caraibico ha sviluppato una forte consapevolezza a favore dell’inclusione delle minoranze: un tema che è diventato con il tempo un’autentica battaglia nella quale ha coinvolto anche il suo sport.
“Non ho ancora trascinato tutta la F1 nella lotta al razzismo, il processo è in corso e ci vorrà del tempo”, spiega Hamilton. “Voglio portare un cambiamento, questo è il mio sogno. Prendo ispirazione da tante persone, Mohammed Ali è il mio atleta preferito ma anche Serena Williams e Nelson Mandela“.
Nel corso della sua lunga intervista, l’iridato in carica ha parlato anche della sua carriera, che lo sta portando ad eguagliare gli storici record di Michael Schumacher: “Per me era un grande obiettivo arrivare in Formula 1, essere affiancato a un mito come Schumacher è incredibile. Il segreto della Mercedes? Il lavoro di squadra, si vince e si perde insieme. La più grande delusione è stata perdere il Mondiale del 2007, è stata davvero difficile da digerire. Fortunatamente ci siamo ripresi”.