Tra il serio e il faceto, Danilo Petrucci spiega che il gesto “zitti tutti” dopo la vittoria a Le Mans era rivolto al boss Ducati, Gigi Dall’Igna
A quarantott’ore dal ritorno alla vittoria a Le Mans, nella mente di Danilo Petrucci si è depositata la consapevolezza di aver compiuto l’impresa. E, con essa, restano la gioia del trionfo e anche la soddisfazione di quel gesto “zitti tutti”, con cui si è preso una sorta di rivincita.
Un gesto che, parlando con il direttore generale Gigi Dall’Igna, ha affermato essere rivolto proprio a lui. “Sì, ma era una battuta”, spiega ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “Ognuno fa le proprie scelte e io ho rispettato molto la sua di mettere Jack al mio posto. Mi sarebbe piaciuto di più giocarmela, ma nel 2021 corro nella squadra dove avrei voluto andare, quindi non avrei potuto desiderare di meglio. Ma quel gesto era per tutti, con quelle che ho sentito. Sono molto anti-social e leggo di tutti gli sport tranne che di moto, però magari vai al bar nella giornata in cui non vuoi saper niente e il barista ti dice ‘oh però la prossima volta i punti prendiamoli’…”.
Il fatto di correre per la Ducati già sapendo di doversene andare l’anno prossimo, in direzione Ktm, non lo ha scalfito: “Sapevo di essere a posto per il 2021, non avevo nulla da dimostrare. Il problema è che la moto è diversa per la carcassa posteriore della Michelin che ha cambiato tanto le carte in tavola. Ho sofferto per quello, non per dover correre da separato in casa. Né io né Ducati ci aspettavamo questa situazione, ma siamo riusciti a venirne fuori e a tornare a vincere. Al debrief a Misano ad ascoltarmi c’erano due giornalisti e quando ho detto che volevo tornare a vincere avevano delle facce… Magari vincere una sagra. È stato per quello il tutti zitti”.
Un ultimo consiglio, Petrucci lo rivolge alla Ducati per la gestione del suo futuro sostituto Jack Miller: “Credo che Jack andrà molto bene, da australiano vive tutto come un’avventura, per lui conta l’andare in moto e basta”, afferma il pilota di Terni. “Ma io credo debba essere data importanza non solo al pilota ma anche alla persona, mentre si tende a mettere attenzione solo sulla parte professionale. Non tutti i piloti possono essere trattati alla stessa maniera e a me, quando ho capito che non ero più io e non c’era la voglia dalla loro parte di credere in me, questo non ha fatto stare bene. Per loro la moto ha la stessa importanza della persona”.
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