Secondo il giornalista Alberto Sabbatini, starebbero emergendo dissidi tra il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, e il progettista Simone Resta
Le deludenti prestazioni registrate in pista nel corso di questa stagione 2020 stanno lasciando il segno anche nell’equilibrio interno della Ferrari. Secondo un autorevole giornalista italiano del settore, Alberto Sabbatini, già direttore di Autosprint, infatti, sarebbe scoppiato un dissidio ai piani alti di Maranello.
Ai ferri corti sarebbero finiti nientemeno che il team principal Mattia Binotto e il responsabile dell’area telaio Simone Resta, tornato alla Scuderia quest’anno dopo aver trascorso una stagione in prestito da direttore tecnico dell’Alfa Romeo. “Dicono che ci sia un attrito tra Binotto e Resta“, ha rivelato Sabbatini ai microfoni del podcast Pit Talk. “Abbiamo visto apparire crepe di questo genere nel team già diversi anni fa, ma la differenza è che all’epoca succedeva quando le cose andavano bene”. Secondo Sabbatini esisterebbe una sola potenziale soluzione a questi conflitti: la nomina di “un personaggio autorevole dall’esterno”.
Serve dunque un papa straniero per salvare la Ferrari, che prenda il posto degli attuali vertici tecnici e sportivi, che non solo non stanno ottenendo risultati all’altezza ma oggi avrebbero iniziato anche a litigare tra di loro? Le parole di Sabbatini daranno sicuramente da riflettere al presidente John Elkann e all’amministratore delegato Louis Camilleri.
Così come quelle in cui il giornalista imputa il crollo delle prestazioni del motore della Rossa in questa stagione all’accordo segreto stretto con la Federazione internazionale dell’automobile. “Non comprendo perché la Ferrari non abbia sfruttato il suo peso politico o tutte le altre armi per gestire questa situazione e ottenere la possibilità di sviluppare il motore”, ha proseguito Sabbatini. “Todt o Montezemolo non l’avrebbero mai consentito, ma anzi avrebbero utilizzato il loro carisma per recuperare parte della penalità che gli è stata inflitta”.
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