Nonostante le tre cadute consecutive, Valentino Rossi non ha perso il suo talento, secondo il padre Graziano, ma è stato solo sfortunato
“Evidentemente quella pista di grande blasone non porta bene ai Rossi”. C’è una storia che porta lontano nel tempo, dietro alla caduta di Valentino Rossi nell’ultimo Gran Premio di Francia di MotoGP. E a raccontarla è nientemeno che il papà Graziano Rossi, che di quel precedente antico fu protagonista e vittima allo stesso tempo.
Siamo nell’anno 1979, la pista sulla quale si correva era la stessa, quella di Le Mans, e Graziano era reduce da tre vittorie in sella alla Morbidelli in classe 250. “Allora io non avevo alternativa, dovevo vincere quell’ultima corsa della stagione per conquistare almeno il secondo posto iridato chiudendo alla grande dopo le prime quattro gare disastrose causate da problemi tecnici”, racconta ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “La moto fece le bizze alla partenza e fui costretto a un inseguimento bestiale portandomi sul duo di testa Ballington e Hansford”. Finché quella rimonta che avrebbe potuto portarlo al successo si concluse con una scivolata, anche allora: “I sogni finirono sul ghiaione ma ricordo ancora la folla entusiasta che mi incitava e applaudiva portandomi alla fine in trionfo come avessi vinto io”.
Colpa della malasorte, dunque, allora come oggi: “Vale è positivo, è veloce, è competitivo. Non c’è che da sperare che la sfortuna lo abbandoni consentendogli di fare la sua corsa. Vediamo domenica prossima. Se il vento della sfortuna cessa, il risultato c’è di sicuro”.
Il Dottore non ha perso un briciolo della sua classe e del suo talento, spiega l’illustre padre. Se a Misano, a Barcellona e poi a Le Mans è finito per terra, ciò non significa che non sia ancora competitivo per giocarsi le posizioni che contano.
“Valentino va in pista per raggiungere gli obiettivi di sempre, puntando in alto, al massimo risultato possibile: non corre in difesa, da comprimario”, prosegue papà Graziano. “Se la moto lo asseconda non mancherà di rendere dura la vita in pista ai suoi avversari e far divertire i suoi fan. A Misano 1 il podio era suo, a Montmelò poteva vincere e ad Aragon può fare il risultato, così come nei successivi round finali”.
Anche sulla pista di Alcaniz, non certo amica della sua Yamaha, dunque, il nove volte iridato può ambire a stare con i migliori. Sempre che riesca a colmare quello che resta il suo limite principale: il giro secco. “C’è, casomai, da gestire meglio prove e qualifiche”, riconosce Graziano Rossi. “Non solo per guadagnare la prima o la seconda fila e fare una buona partenza evitando i rischi iniziali degli ingorghi ma per centrare l’assetto, indispensabile se vuoi girare forte dall’inizio alla fine, non rimanendo con la gomma finita o peggio, finire a terra”.
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