In crisi per l’abbandono della Honda a fine 2021, la Red Bull spera di trovare una soluzione e chiede aiuto agli altri team.
Lo aveva dichiarato qualche giorno fa alla stampa tedesca lo stesso talent scout Helmut Marko. Ricevuto il no grazie dalla Mercedes e snobbato il motore Ferrari, non esattamente vincente, l’uomo oscuro della Red Bull ha rivelato di non aver scartato il ritorno al propulsore Renault, ma solo se non si riuscirà a trovare un’altra soluzione.
Beh, con tutta la buona volontà del mondo, alternative ad oggi non se ne possono trovare visto che l’emergenza Coronavirus ha già fatto scappare alcuni marchi dalle competizioni, quindi figurarsi se accetterebbero di entrare in F1 solamente per correre in soccorso del team energetico. Dunque, che fare? Il 77enne ha dichiarato di aver preso in considerazione un’altra strada, ovvero quella di proseguire con la Casa di Sakura anche nel 2022, ovviamente non più in veste ufficiali. Ciò significa che sulla futura RB le power unit sarebbero nipponiche ma rebrandizzate. E qui però si crea l’intoppo. A Milton Keynes non vi sarebbero né le strutture, né le finanze necessarie per sviluppare in proprio una PU complessa e costosa come quella utilizzata nel Circus. Per questo i vertici avrebbero domandato alle altre scuderie e alla FIA di fermare l’evoluzione delle unità almeno fino al 2023. Considerato il suo attuale handicap sulla concorrenza il Cavallino ha, come prevedibile, risposto picche. Impensabile da parte sua l’acquiescenza su un aspetto tanto delicato. D’altronde il motore lo sta fortemente penalizzando come le sue clienti Haas e Alfa Romeo. Per sottolineare la propria posizione contraria l’equipe modenese ha addirittura sollecitato l’introduzione di carburanti sostenibili non derivati dal petrolio. A questo proposito non è escluso che il prossimo weekend in Portogallo si tenga un incontro con il Gotha della massima serie per discutere della questione.
Chiara Rainis