A differenza dei suoi colleghi che possono permettersi un aereo privato per tornare a casa, Pecco Bagnaia rimarrà in circuito ad Aragon
Il coronavirus non sta risparmiando veramente nessuno, nel paddock della MotoGP. Molti piloti, a vario titolo, hanno subìto qualche conseguenza dalla pandemia, negli ultimi giorni. C’è stato chi il contagio l’ha contratto in prima persona ed è stato costretto a saltare il Gran Premio di Aragona, come Valentino Rossi.
C’è stato chi è risultato negativo al tampone, ma è dovuto rimanere in panchina lo stesso, perché sospettato di avere avuto degli incontri a rischio, come Tony Arbolino in Moto3. E c’è chi rispetta scrupolosamente tutte le misure precauzionali e, proprio per questo, ha deciso di non rientrare a casa e di rimanere in Spagna fino al prossimo Gran Premio di Teruel, in programma sempre al Motorland domenica prossima.
Bagnaia non può permettersi l’aereo privato
È questo il caso di Pecco Bagnaia. “Visto come stanno andando le cose ultimamente sono molto spaventato, penso che sia più giusto rimanere qui”, ha commentato il centauro torinese dopo la gara. Mentre infatti i suoi colleghi spagnoli, i quali abitano tutti a non più di tre ore di distanza dalla pista (molti, in particolare, ad Andorra) hanno potuto fare ritorno alle loro residenze in auto e altri si sono potuti permettere di viaggiare con un aereo privato, a Bagnaia, ma non solo a lui, è toccato fermarsi in circuito.
“Non penso che andrò alle prossime gare con un aereo privato perché ha un costo eccessivo, al momento non posso permettermelo”, confessa il futuro ducatista ufficiale. E lo spettro del virus, che questo weekend ha colpito il suo maestro e mentore alla VR46 Academy, Valentino Rossi, tiene decisamente sulle spine Bagnaia.
“La situazione è molto difficile, anche mentalmente, e mi affligge un po’, mi infastidisce”, ammette il portacolori del team satellite Pramac. “Sono preoccupato per come stanno andando le cose anche in Italia. Spero che non peggiorino in maniera drastica, altrimenti vedremo cinque o sei persone in meno ad ogni gara. Mi rendo conto che sono un po’ ipocondriaco, ma cerco sempre di evitare le situazioni a rischio, e quando non posso sono un po’ spaventato”.
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