La mancata comunicazione alla FIA della positività di Stroll costa un richiamo alla Racing Point e ora c’è un altro caso.
Come facilmente immaginabile la Federazione Internazionale ha messo sotto indagine la Racing Point per l’omertà relativa alla positività al Covid di Lance Stroll. Il canadese era letteralmente sparito dal paddock del Nurburgring venerdì sera costringendo il team a cercare in fretta e furia un sostituto per il prosieguo del weekend, poi ritrovato in Nico Hulkenberg. Allora si disse che il 21enne era stato colpito da un banale virus intestinale. Oggi invece sappiamo che la storia era ben diversa sebbene la futura Aston Martin continui a parlare di tampone effettuato alla domenica sera prima dell’uscita dal tracciato e la partenza su un jet privato verso la Svizzera, poi risultato non negativo. Ad ogni modo, questo giovedì la FIA ha reso noto di aver inviato un “warning” alla squadra e di aver modificato il protocollo. A seguito di questa svista che sa di furbata, d’ora in avanti tutti i membri del paddock dovranno effettuare un test per il Coronavirus entro 24 ore dall’entrata in autodromo.
Se il driver di Montreal potrà comunque prendere parte al GP del Portogallo perché definito guarito, non così si può dire di suo padre Lawrence. E qui si apre un secondo mistero. Il magnate sarebbe stato trovato positivo nella stessa giornata. Ma come è possibile che il giovane possa già correre non avendo fatto neppure due settimane di quarantena? Anzi, neppure dieci giorni? Le regole sono uguali per tutti o valgono solamente per alcuni? Oggi apprendiamo che l’ultimo tampone effettuato ha dato responso di negatività. Ma non dovevano essere almeno due consecutivi quelli che decretavano l’avvenuta guarigione? Tante domande che rimarranno senza risposta, ma che danno vita ad ulteriori interrogativi. Nel frattempo Hulk è già stato messo sull’avviso, in caso di un nuovo colpo di scena.
Chiara Rainis
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