Deluso per il licenziamento subito Grosjean accusa la Haas di essere a caccia di piloti paganti. Ma il team USA non è l’unico.
Il Circus e i valigiati. Tema caldo e ormai noto da tempo. Se per un un breve periodo sembrava dimenticato, le ultime due/tre stagioni, purtroppo, lo hanno riportato in voga. Prima è stato Lance Stroll che mandando avanti papà Lawrence armato di dollari canadesi, si è assicurato un sedile in Williams e quindi in Racing Point; successivamente è arrivato Nicholas Latifi, che dal Nuovo Continente grazie a babbo Michael si è accaparrato il volante a Grove. Adesso dovrebbe toccare a Nikita Mazepin, mai capace di brillare nella formule minori, ma candidato ad un posto in Haas per merito dei pesanti rubli del padre Dmitry, senza dimenticare il quasi scontato approdo nell’equipe a stelle e strisce di Mick Schumacher o di un altro driver legato alla Ferrari Academy. Come abbiamo raccontato nelle scorse ore, per lasciare spazio a tali personaggi il boss Gunther Steiner ha fatto saltare la line-up attuale al gran completo. Una scelta, come immaginabile, mal digerita da Romain Grosjean, già di norma pungente con il team e in questa occasione ancora di più. Punto nell’orgoglio per essere stato messo alla porta, il ginevrino ha deciso di vuotare il sacco e dichiarare pubblicamente ciò che il manager meranese aveva comunicato a lui privatamente, ovvero l’esigenza di ingaggiare due giovani dotati di liquidità. Con la sua classica dose di onestà il dirigente non ha smentito anziché, al quotidiano BT ha ammesso che a seguito del Covid e dei magri risultati del 2019, l’equipe è stato costretta ad un cambio di programma.
Infastidito per la rivoluzione interna anche Jan Magnussen, il quale, sulla cacciata del figlio Kevin ha commentato in maniera impeccabile: “Non ha nulla a che vedere con le sue capacità o con ciò che fa in pista. Ecco perché non credo sia giusto. E’ un peccato che in F1 debbano essere i soldi a fare le formazioni”.
Chiara Rainis
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