A Portimao Hamilton conquista la vittoria numero 92 e diventa il più vincente della storia della F1. Significativo l’abbraccio con il padre.
Quando Lewis Hamilton ha tagliato il traguardo il cuore degli appassionati avrà avuto un sobbalzo. Domenica 25 ottobre 2020 nel bene o nel male resterà una data da ricordare, in quanto l’ultima di un’epoca. Quella di Michael Schumacher. Già, il Kaiser diceva che “i record sono fatti per essere superati”, ma forse un po’ per il destino che gli è toccato, un po’ perché Ham non ha mai avuto grandi rivali, specialmente dal 2014 in avanti, quanto ci ha raccontato il Portogallo lascia un po’ di amaro in bocca, ovviamente senza nulla togliere alle comunque notevoli capacità dell’inglese, cristalline, soprattutto se confrontate con quelle del compagno di squadra Bottas, dotato in teoria (chissà se anche in pratica) della stessa macchina. “Ci vorrà del tempo per capire quello che sono riuscito a fare”, ha dichiarato il 35enne a caldo. E dopo tutto come dargli torto. Da minoranza a Stevenage a trascinatore di folle a livello mondiale nel Circus. Possiamo soltanto immaginare cosa possa aver avuto nella mente alla bandiera a scacchi. Certo, avesse avuto tra le mani un’auto meno dominante questo risultato avrebbe senz’altro avuto un altro sapore, ma entrare nella storia ha sempre un suo perché.
Il riavvicinamento con il padre
Una delle foto più belle che si porterà a casa il britannico dal fine settimana nell’Algarve è certamente quella dell’abbraccio con papà Anthony che, come uno qualsiasi, gonfio di orgoglio per il suo bambino, ha ripreso tutte le fasi finali della corsa con il cellulare, per poi corrergli incontro commosso al parco chiuso.
Hugs from Dad #PortugueseGP #F1 pic.twitter.com/AKsjGur8Tr
— Formula 1 (@F1) October 25, 2020
Un frammento da album dei ricordi da custodire gelosamente, specialmente perché tra i due non sempre è corso buon sangue per interessi contrastanti e incompatibilità deflagrate nelle fasi iniziali della carriera nella massima serie che avevano portato ad una vera e propria separazione lavorativa (il babbo era anche il manager) e umana.
Chiara Rainis