Aldo Costa, ex direttore tecnico di Ferrari e Mercedes che ha lavorato con Hamilton e Schumacher, azzarda un confronto tra i due campioni
Con il Gran Premio del Portogallo di questo weekend, Lewis Hamilton ha ufficialmente superato Michael Schumacher nella lista dei piloti più vincenti di tutti i tempi nella storia della Formula 1: l’anglo-caraibico ha raggiunto quota 92 successi, mentre il tedesco si è fermato a quota 91 in carriera.
Ma i soli freddi numeri bastano a dire la verità sul confronto tra questi due straordinari fuoriclasse dell’automobilismo degli ultimi decenni? Un po’ di luce in più prova a gettarla, in merito a questo impossibile paragone tra fuoriclasse di epoche diverse, Aldo Costa, che ha lavorato con entrambi, prima come direttore tecnico della Ferrari e poi della Mercedes, e oggi è passato alla Dallara.
“Sono entrambi due campionissimi”, racconta al Resto del Carlino l’ingegnere italiano. “Distinti e distanti nei modi, ma uguali in una cosa: l’ossessiva ricerca della perfezione. Michael è stato il re di un automobilismo che si basava sulla sperimentazione in pista. Lui era un pilota empirico. Parlava tanto con noi ingegneri ed era ansioso di collaudare sull’asfalto ciò che veniva progettato. Schumacher collezionava migliaia di chilometri sulla strada. Era un perfezionista attraverso la pratica. La F1 di Lewis, per ragioni che non stiamo a discutere, è senza collaudi. Lewis è l’imperatore di un automobilismo che richiede un approccio molto teorico, ore e ore di lavoro al simulatore e la risposta te la darà solo la gara. Lui in questo è fenomenale, maniacale come era Michael nel sottoporsi allo stress dei test infiniti”.
Ma Hamilton e Schumacher sono stati molto diversi anche come persone, non solo come piloti: “Sono stato bene con l’uno e con l’altro”, prosegue Costa. “Ci capivamo al volo, eravamo uniti dalla passione per la tecnologia. Hamilton era capace di telefonarmi la domenica a casa per discutere di un dettaglio della vettura! E Michael ti cercava per chiederti: quando lo proviamo in pista, quel tal particolare? Schumi l’ho conosciuto in Ferrari. Furono anni bellissimi. Non a caso fu proprio Michael, insieme a Ross Brawn, a chiedermi di seguirlo in Mercedes, nel 2012″.
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