Il Covid ha rilanciato l’Italia nel calendario della F1, ma il futuro ci racconterà una storia diversa. Imola fa bene a credere nella sua conferma?
Il 2020 ci ha regalato uno scenario che mai ci saremmo immaginati. Tre gare in Italia su altrettanti circuiti mitici che hanno fatto la storia della massima serie. Inutile dire che anche al termine del weekend al Santerno i complimenti da parte dei piloti si sono sprecati. Le piste di un tempo hanno tutte un’altra personalità. Sono più probanti e intriganti per i piloti che amano il rischio e le sfide. Altro che tilkodromi tutti uguali o al massimo patchwork di tracciati vari per cercare di dare al layout un significato!
Malgrado questa consapevolezza, le chance future del Bel Paese di figurare in più occasioni sono vicine allo zero e la ragione è facile da trovare. Nei giorni scorsi la FIA ha reso nota l’intenzione di portare a 23 il numero di prove già dal 2021, una cifra importante che poggia su un piano ben preciso ideato da Liberty Media sin dal suo ingresso al vertice. L’obiettivo ovviamente è monetizzare. All’ente americano i romanticismi non interessano e tanto meno il mantenimento delle tradizioni. Ciò che conta per il gruppo gestito da Chase Carey è portare il Circus nelle aree del globo emergenti, nelle nuove economie, pronte a sborsare fiori fiori di quattrini pur di ospitare lo show su monoposto. Una realtà nettamente diversa rispetto a quella europea, in costante affanno economico. Ecco perché suonano da sognatore le parole del Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini. “Lavoreremo da subito per la conferma in pianta stabile dell’Enzo e Dino Ferrari“, ha detto con spirito combattivo. Certo, se si vuole qualcosa davvero bisogna osare, ma salvo un intervento ad hoc del futuro Supremo della F1 Domenicali, resta un’impresa ardua
Chiara Rainis