Alonso avrebbe dovuto riportare il titolo a Maranello, però non ci è riuscito. Il motivo lo spiega l’ex boss McLaren Boullier.
Per lui sono arrivati due fallimenti, uno di seguito all’atro. Il primo in Ferrari, il secondo in McLaren. L’ultimo periodo in F1 di Fernando Alonso, nonostante il suo blasone, non è stato dei più felici. Le premesse si sono dissolte in sfortune, scarsa competitività e polemiche, per cui né a Maranello, né a Woking è riuscito a lasciare il segno. Vincitore dei mondiali 2005 e 2006 con la Renault, lo spagnolo si appresta a tornare per la terza volta nel team di Enstone dopo due stagioni di pausa, durante le quali si è diviso tra gare americane, di durata e perfino rally raid come la Dakar. Sebbene nel breve periodo l’obiettivo non potrà essere il successo a causa del congelamento dello sviluppo delle monoposto definito a seguito della pandemia da Coronavirus, il Samurai dovrà per forza di cose attendere il 2022 per battagliare per il successo, anche se il podio, come dimostrato in due occasioni quest’anno da Daniel Ricciardo, potrebbe essere alla sua portata già prima.
Ma cosa non ha funzionato nel matrimonio con il Cavallino che sulla carta doveva essere glorioso per entrambe le parti? Davanti a tutti in 11 GP dal 2010 al 2014, l’asturiano si è laureato vice-campione nel 2010, nel 2012 e nel 2013. “Avrebbe potuto benissimo conquistare un altro titolo”, ha riconosciuto il suo ex boss Eric Boullier al podcast della F1 Beyond the Grid indicando come data utile quella del primo tentativo con l’equipe modenese. “Credo che mancasse un po’ di fiducia nel team e lui non è stato in grado di infonderla”.
Per il manager francese, dunque, Alo sarebbe stato carente del carisma necessario per scuotere e rasserenare il suo gruppo di lavoro. “Un pilota deve saper rassicurare e incentivare chi gli è vicino a dare il 100%. In Italia la pressione mediatica è molto forte, dunque è importante poter avere qualcuno che sa infondere tranquillità”, ha sentenziato il 46enne.
Chiara Rainis