Valentino Rossi lamenta che le sue indicazioni tecniche non siano seguite dalla Yamaha: “I problemi rimangono sempre gli stessi”
Sedicesimo posto sulla griglia di partenza: anche al Gran Premio di Valencia le qualifiche si concludono con un’autentica disfatta per Valentino Rossi. E il Dottore non può far altro che continuare a puntare il dito sui limiti tecnici, sempre più evidenti, della sua M1: che evidenzia ormai da anni, ma che gli ingegneri di Iwata non sembrano aver risolto sulla base delle sue indicazioni.
“Cerco sempre di spiegare al meglio le mie sensazioni sulla moto e i problemi che incontro, ma negli ultimi anni le difficoltà sono rimaste sempre più o meno le stesse”, lamenta il fenomeno di Tavullia. “Non ho ben chiaro se anche adesso mi stiano ad ascoltare, quindi non sono molto preoccupato che nel 2021 non sarò più nel team ufficiale, non credo che cambierà più di tanto. A me piace lavorare con la Yamaha, cerco di dare la mia esperienza e la mia sensibilità, ma al momento non abbiamo migliorato granché la moto”.
Secondo Valentino Rossi, la Casa dei Diapason è rimasta indietro rispetto al modo di lavorare del resto dei team della classe regina, che nel recente passato si è molto evoluto. “Negli ultimi anni è cambiato tanto il metodo di lavoro in MotoGP: fino al 2015-2016 tutto arrivava dal Giappone, adesso ogni costruttore ha un secondo team di ingegneri che lavora sullo sviluppo”, spiega. “La Yamaha si deve adeguare a questo nuovo sistema, bisogna riuscire a mettere tutte le forze insieme per migliorare”.
Lo dimostra il fatto che in pole position al Ricardo Tormo c’è sì una Yamaha, ma quella dell’anno scorso, affidata alle mani di Franco Morbidelli. E se il vecchio modello va più forte di quello nuovo, significa che c’è qualcosa che non va, che il percorso seguito per il miglioramento non sta dando frutti, anzi il contrario.
“Il problema è che anche la scorsa è stata una stagione difficile per la Yamaha e per questo dovevamo migliorare la moto in alcuni settori: il motore e l’aderenza al posteriore, per esempio”, prosegue il numero 46. “Invece, fin dalla prima volta in cui sono salito sulla nuova M1, ho avuto la sensazione che non fosse cambiata molto. Non è che quella del 2019 sia meglio, sono molto simili, non siamo riusciti a fare il passo in avanti che volevamo. Morbidelli sta guidando molto bene, ma non è la prima volta in cui un pilota con la moto vecchia va più forte di quelli ufficiali, nelle ultime stagioni è successo spesso. Secondo me quello che serve è un lavoro serio per migliorare”.
Il suo allievo Morbidelli si merita però comunque un plauso finale dal maestro Rossi: “Sono stato dietro a Franco nelle ultime prove libere e devo ammettere che sta guidando benissimo, è in un grande momento di forma. Ha la moto sotto controllo, entra in curva molto veloce”.
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