Spesso in errore durante il GP della Turchia Verstappen non è riuscito a sfuggire all’ira del talent scout Red Bull Marko.
Se ormai Alex Albon è abituato ad avere la spada di Damocle sulla testa tra minacce di licenziamento e critiche per scarso rendimento non lo stesso si può dire di Max Verstappen. Venerato ed esaltato dalla Red Bull, innalzato a figlio prediletto, a unico degno di riportare i colori austriaci in vetta al mondo, al termine del round turco dello scorso weekend, l’olandese si è preso una bella strigliata. A sorpresa è stato il suo mentore Helmut Marko a lamentarsi in pubblico di una prestazione al di sotto delle attese. E dopotutto come dargli torto. Era da molto tempo che non si vedeva più il #33 sbagliare così tanto. Ingannato e innervosito da un asfalto già scivoloso di suo e reso ancora più insidioso dalla pioggia, il figlio d’arte ha collezionato una serie di lisci che per pura fortuna non hanno avuto conseguenza, se non quella di buttarlo giù dal podio in una gara che avrebbe potuto anche vincere. Lo smacco a Milton Keynes deve essere stato grande. Proprio quando avrebbero potuto approfittare di una Mercedes almeno con Bottas azzoppata, si sono lasciati scappare il treno. E a pesare non è stato tanto il distacco di 44″ di Mad Max dal vincitore Hamilton, quanto la consapevolezza di essere stati beffati anche dalla Ferrari.
“Sia lui, sia Alexander hanno attaccato eccessivamente e chiesto troppo agli pneumatici. E’ emersa chiaramente la differenza con i piloti più esperti, tipo Vettel e Perez, bravi a gestirsi e a terminare in top 3″, la considerazione amara del cacciatore di talenti del gruppo fondato da Dietriech Mateschitz ai microfoni di Sky Deutschland. Per il 77enne di Graz, in particolare, il figlio d’arte, sesto al traguardo davanti al vicino di box, avrebbe mancato di pazienza soprattutto nelle fasi iniziali quando si è trovato a duellare proprio con Checo. E chissà che questa solida performance del messicano della Racing Point non si sia rivelata decisiva per un ingaggio nel team amministrato da Christian Horner.
Chiara Rainis
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