Liberty Media insiste per un mondiale sempre più fitto di gare e intanto l’Italia continua a sognare per un doppio round nel 2021.
A volte la F1 ricorda quelle proteste operaie, quelle fuori dalle aziende dove donne e uomini gridano alla ricerca disperata di giustizia e rispetto venendo poi puntualmente snobbati dai datori di lavoro, o peggio ancora ignorati da proprietari che hanno la loro base magari in un’altra parte del mondo. Ecco, la questione del numero di GP fa venire in mente proprio questo. Mai come l’argomento in questione ha unito tutti i membri del paddock che, incessantemente, hanno domandato pietà per i lavoratori, i meccanici, il personale a vario titolo delle scuderie, che a differenza di manager e piloti non porta a casa stipendi milionari, ma nulla. Liberty Media si è posta un obiettivo e quello sarà. Trasformare la F1 in una sorta di campionato americano dove gli appuntamenti si susseguono senza sosta. A ribadire il concetto lo stesso CEO Chase Carey che, in un incontro virtuale con gli investitori ha dichiarato: “Molte piste in cui abbiamo corso quest’anno hanno espresso la volontà di proseguire e anche altri Paesi si sono detti interessati ad ospitare il Circus. Prossimamente avremo un calendario da 24 round. Alcuni andranno a rotazione così da accontentare i partner, altri saranno fissi”, la spiegazione che ha tolto ogni speranza ai team.
L’Italia freme per un ritorno alle origini
Venendo da una stagione 2020 che a sorpresa le ha permesso tre repliche: a Monza, al Mugello e a Imola, la Penisola non vuole smettere di sognare. Sebbene sia difficile che si possa ripetere in toto quanto vissuto nei mesi scorsi, il Presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani ha confermato di essere già al lavoro in vista del prossimo campionato.
“Ci piacerebbe organizzare due gran premi nel 2021”, ha affermato l’ingegnere, appena rieletto alla guida dell’Automobile Club. “Oltre al Tempio della Velocità ci piacerebbe un secondo evento al Santerno anche se è difficile”. Tentar non nuoce ovviamente, seppure le idee dell’ente proprietario della F1 potrebbero essere differenti.
Chiara Rainis