Hamilton è sincero o finge per far parlare di sé? L’attivismo del campione Mercedes continua a suscitare dubbi.
Lewis Hamilton è riuscito a trasformarsi in un personaggio divisivo. Un esercizio di prestigio decisamente non alla portata di tutti. Solitamente questa caratteristica è insita nella persona, ma l’inglese nel corso degli anni è stato capace di acquisirla diventando il fulcro di chiacchiere e discussioni. Se da un lato c’è chi continua a storcere il naso davanti alle sue abilità al volante, attribuendo i mondiali vinti a catena ad una Mercedes imbattibile, dall’altro c’è che sta mettendo in dubbio la sua onestà e sincerità per quanto riguarda le battaglie sociali di cui da un annetto si sta facendo portavoce. Dal veganesimo, alle plastiche in spiaggia, dal razzismo, alle minoranze. Davanti a tutti in pista, in pole position ai cortei in difesa dei diritti umani. Ham ormai è onnipresente e proprio per questo scatena delle perplessità. “Quando si è degli sportivi esprimere un’opinione su certi argomenti può diventare pericoloso, perché poi è difficile dare sempre il buon esempio”, ha dichiarato l’ex Minardi e Spyker Christijan Albers ad F1i.com. “Basta un niente per parlare di ecologia e poi finire per essere degli ipocriti come Leonardo di Caprio, che va avanti e indietro dagli Stati Uniti con un jet privato”.
Decisamente poco informato sulla questione l’olandese ha definito una contraddizione di termini la lotta del sette volte iridato a favore del movimento Black Lives Matter e il suo contemporaneo sostegno al GP in notturna dell’Arabia Saudita. “Non si può dire semplicemente che è un bel Paese quando tutti sanno cosa succede là”, la stoccata ad indirizzo del collega. In realtà l’asso di Stevenage, non appena la FIA ha reso noto che nel 2021 il Circus farà tappa nella città di Jeddah aveva subito e pubblicamente protestato venendo come previsto ignorato dai vertici della F1.
Chiara Rainis