Grazie alla tenuta del telaio firmato dall’azienda parmense di Gian Paolo Dallara, Romain Grosjean si è salvato la vita nell’incidente
“Possiamo davvero dire che lassù qualcuno ha dato una mano a Romain”. Ma, al di là dei provvidenziali sguardi benevoli dall’alto, c’è soprattutto lo zampino di Gian Paolo Dallara dietro al miracolo che ha consentito a Grosjean di uscire praticamente illeso dal terrificante incidente di cui è stato vittima al primo giro del Gran Premio del Bahrein.
Proprio l’azienda di Parma, infatti, realizza i telai della Haas, che ieri hanno consentito al pilota francese di sopravvivere al suo schianto. “Però niente San Dallara“, mette le mani avanti il fondatore ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “Dobbiamo essere tutti grati alla Fia che con Todt, ma anche già da prima, si è impegnata molto per la sicurezza, richiedendo standard sempre più elevati coi sistemi di assorbimento d’urto e anti-penetrazione, con la cellula di sopravvivenza, con l’halo. E molto bravi sono stati anche gli uomini dei soccorsi, che ora sono piazzati in tutti i punti della pista, che hanno dimostrato di essere molto preparati”.
Il fatto che la vettura si sia spezzata in due, di per sé, non deve essere interpretato come un dato preoccupante, spiega Dallara: “Si chiama cellula di sopravvivenza per questo. La macchina si è spezzata dove doveva spezzarsi, tra motore e cambio: la parte dove è il pilota ha criteri di sicurezza molto maggiori”.
Ma, più ancora della rigidezza strutturale, il vero dispositivo che ha salvato la vita a Romain Grosjean è stato l’halo: “Meno male che è stato introdotto, e pensare che c’era qualcuno che non l’avrebbe voluto”, tira una stoccata l’ingegnere. Tra questi, ironia della sorte, c’era lo stesso transalpino, che ieri ha riconosciuto di essersi sbagliato in quell’occasione.
Quella di ieri è dunque una vittoria dell’impegno di tutte le istituzioni del massimo campionato automobilistico a favore di corse sempre più sicure: “Per fortuna dopo questo incidente ci sarà un’indagine accurata per cercare criteri sempre più avanzati, perché la corsa alla sicurezza non si deve mai fermare”, chiosa Dallara.
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