Joan Mir ripercorre la gioia dopo essersi confermato campione del mondo a Valencia. L’abbraccio dei familiari il momento più toccante.
Il trionfo iridato di Joan Mir è arrivato quasi inaspettatamente, con una sola vittoria stagionale, ma con una costanza di risultati e podi che nessuno ha avuto. Un trionfo arrivato al suo secondo anno in classe regina, riportando il marchio Suzuki sul tetto del mondo a distanza di un ventennio. “Ho fatto la storia con la Suzuki ed è un grande onore. Quando vedo l’espressione “campione del mondo” provo una gratitudine infinita per tutto ciò che le persone in Suzuki dell’azienda e nel team corse hanno fatto per me”.
Celebrazioni contenute per via dell’emergenza Covid, ma la gioia per il titolo iridato è sicuramente di quelle classiche per un campione del mondo. Joan Mir ha strameritato, anche senza Marc Marquez e con un calendario ridotto a 14 GP e senza gare extra-europee. “Ho avuto bisogno di qualche giorno per cercare di capire tutto quello che è successo da quando ho vinto il titolo, ma in realtà c’era sempre molto da fare, c’erano tanti bei messaggi da leggere dai fan e tante interviste ed eventi a cui partecipare. Ed è fantastico mettere in parole le emozioni delle ultime settimane”.
Il trionfo di Valencia
La certezza aritmetica è arrivata nel secondo round di Valencia, di cui il maiorchino ricorda qualche retroscena. “Le persone più vicine a me hanno notato quanto fossi silenzioso quando mi sono alzato la mattina del giorno della gara. Non ho parlato con nessuno semplicemente perché ero molto concentrato sull’obiettivo. Ricordo di aver mangiato uova fritte a colazione per ricaricare le batterie. Dopodiché, non ricordo molto della gara, solo il fatto che ero nervoso sulla griglia ma calmo durante la gara”.
Un settimo posto è stato sufficiente per proclamarsi campione, l’esplosione di gioia poteva avere inizio. “Ricordo con grande chiarezza il momento in cui ho tagliato il traguardo: era pura estasi. Ho iniziato a urlare! Poi mi sono emozionato molto quando ho visto tutti intorno a me iniziare ad applaudire, specialmente i miei avversari! Quel giro di defaticamento è stato qualcosa di incredibile, mentre tutti gli altri piloti si sono congratulati con me e si sono fermati per stringermi la mano”. Arrivato al parco chiuso ha poi abbracciato i suoi familiari. Non certo scontato in una stagione così difficile per la crisi sanitaria. “Erano rimasti lontani per tutta la stagione a causa della difficile situazione con il coronavirus, quindi è stato travolgente vederli lì ad aspettarmi per abbracciarmi: è stata la cosa più bella e indimenticabile di tutte”.