Il Presidente della FIA Todt ha rivelato di aver temuto gravi conseguenze davanti alle immagini terribili dell’incidente di Grosjean.
Domenica scorsa in Bahrein tifosi, addetti ai lavori e protagonisti del Circus, sono stati tutti testimoni di qualcosa di storico, o perlomeno di impensabile fino ad un decennio fa. Un’auto spezzata in due, per di più in fiamme, ha visto un pilota, Romain Grosjean, uscire dall’abitacolo con le proprie gambe, senza alcuna frattura e con soltanto qualche bruciatura sulle mani. Un vero e proprio miracolo, figlio dei progressi in materia di sicurezza prodotti dalla morte di Ayrton Senna nel 1994 e successivamente dal tragico crash di Jules Bianchi nel 2014. “Era da molto tempo che nessuno vedeva più una vettura andare in fiamme e neppure ricordo molti incidenti in cui una macchina si sia spezzata di netto in due parti, ma la monoscocca ha resistito alla perfezione. Immaginate cosa sarebbe potuto accadere alle sue gambe se la cellula non avesse retto”, ha dichiarato a Motorsport.com il Presidente della FIA Jean Todt, particolarmente colpito dalla vicenda e dal grande lavoro portato avanti dalla F1 per rendere le corse meno pericolose. Tuttavia, come sempre si dice, si può fare di più. Per questo ha segnalato un elemento importante da implementare, ovvero la tenuta dei guanti.
Secondo quanto riferito dallo stesso dirigente transalpino, il driver della Haas ha subito ustioni di secondo grado e i commissari che con coraggio lo hanno soccorso sono rimasti leggermente feriti. Una falla nel sistema di protezione, che la massima serie a ruote scoperte si impegnerà ad eliminare.
E’ innegabile che il ruolo più importante per l’esito positivo del sinistro sia stato giocato dall’Halo. Poco gradito dalla maggior parte dei corridori amanti delle competizioni nude e crude, il dispositivo a protezione della testa , ha in questo caso funzionato alla perfezione, riparando il ginevrino dal guard-rail che lo avrebbe potuto decapitare, come purtroppo successe nel 1973 al Watkins Glen a François Cevert.
Chiara Rainis
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