Mick Schumacher ha dimostrato di essere “un grande campione” e di arrivare in Formula 1 dalla porta principale, afferma Jean Alesi
Altro che figlio di papà. Mick Schumacher arriva alla promozione in Formula 1 da campione, avendo messo in tasca proprio questa domenica, all’ultimo appuntamento della serie cadetta, il titolo di Formula 2, che fa coppia con quello già conquistato in Formula 3 un paio di stagioni fa.
Niente male, per uno che veniva considerato dai maligni solo un raccomandato illustre. E invece, anche se forse non avrà un istinto naturale così appariscente, Schumino ha rimediato con un impegno e un lavoro indefessi. Che lo hanno portato a diventare uno dei giovani talenti più interessanti del panorama mondiale. Ne è convinto anche Jean Alesi, ex pilota della Ferrari, a sua volta papà di un altro figlio d’arte (Giuliano, anch’egli impegnato in F2). E che, soprattutto, è stato molto vicino a Mick, che all’epoca correva nei kart, ai tempi dell’incidente di papà Michael.
Jean Alesi promuove Mick Schumacher
“Ha fatto davvero tutto come si deve”, racconta oggi l’avignonese ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “Ha vinto l’Europeo di F3, l’anno scorso ha faticato un po’ in una stagione difficile. E in questo 2020 è rimasto sempre concentrato, freddo, attento, in un anno duro, in cui si sono corse tante gare di fila, senza la possibilità di lavorare con le squadre. Non ha vinto alla lotteria, si è meritato tutto. Dimostrando di essere un grande campione”.
Un carattere differente da quello di suo padre, il leggendario sette volte campione del mondo: “Bisogna tenere conto che hanno una storia molto diversa”, racconta Alesi. “Michael ad inizio carriera è arrivato col coltello tra i denti e si è fatto largo coi gomiti. Mick è arrivato come figlio di Michael, ed è cresciuto in modo totalmente diverso, con un’altra conoscenza del mondo. Ma sempre con un maestro straordinario come papà. Mick è davvero favoloso, gentile, disponibile. Sono contento, perché si prospetta una Formula 1 di ragazzi per bene”.
Ma fare confronti tra le due diverse generazioni a livello di guida è improponibile: “Non è possibile rispondere a questa domanda”, chiosa Jean. “Ai tempi di Michael e miei pensavamo a guidare e basta. Adesso i ragazzi hanno tanti pensieri e tante cose da gestire: è diventato impossibile giudicare lo stile di guida. Ora si vede l’intelligenza, e Mick ha dimostrato di averne tanta. Ha avuto una gestione perfetta della situazione”.
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