In una lunga intervista alla Gazzetta, Sebastian Vettel ripercorre il suo lungo periodo alla guida della Ferrari, che si chiuderà domenica
Sei anni, che sono passati in un lampo, ma hanno costituito una vera e propria epoca nella storia della Ferrari. L’epoca Sebastian Vettel. Un periodo che ha riservato qualche gioia e anche molte delusioni, ma che merita comunque di essere ricordato, ora che volge definitivamente al termine con il Gran Premio di Abu Dhabi.
A ricordarlo ci ha pensato il quattro volte iridato in persona, in una lunga intervista concessa ai microfoni della Gazzetta dello Sport in cui ripercorre tutta la sua lunga esperienza al Cavallino rampante. Cominciando dal primo contatto: “Avevo già incontrato anni prima Montezemolo ma non era il momento giusto, per entrambi”, racconta. “Durante il 2014 ci siamo risentiti, sono andato a casa di Marchionne in Svizzera, abbiamo parlato e ci siamo fatti la ‘promessa di matrimonio’. L’accordo vero e proprio l’ho negoziato con Mattiacci, l’allora team principal. L’idea era quella di cominciare una nuova era in Ferrari, e mi piaceva farne parte”.
La storia d’amore tra Vettel e la Ferrari
Da lì alla prima visita a Maranello, il passo fu breve: “C’ero stato da bambino ma il primo momento vero, da pilota, è arrivato a fine novembre del 2014 quando ho potuto fare qualche giro a Fiorano con la monoposto vecchia. Lì sono entrato a far parte della scuderia, non era solo una visita alla fabbrica. Maranello in sé è un paese normale. L’Italia è piena di posti stupendi ma se cerchi meraviglie, cultura e vita intensa lì non le trovi. La sua vera grande bellezza è la Ferrari“.
La storia, della Formula 1 e della Ferrari in particolare, ha sempre fortemente affascinato Seb. Che si è innamorato dei colori rossi da bambino, quando seguiva le imprese del suo mito Michael Schumacher, e che avrebbe sognato di incontrare il fondatore, il mitico Drake, Enzo Ferrari: “Doveva essere un uomo molto speciale perché quello che ha fatto, costruito e lasciato è la leggenda su cui viviamo adesso”, afferma. “Mi sarebbe piaciuto averlo come boss e discutere i contratti con lui. Tutte le storie che mi ha raccontato Niki Lauda, storie iconiche, gli incontri tra loro, mi hanno fatto rimpiangere di non averlo potuto conoscere”.
Marchionne e Binotto, rapporti diversi
Altri personaggi che hanno scritto le pagine più recenti del team, invece, Vettel li ha conosciuti bene. A partire dal compianto Sergio Marchionne: “È tragico che sia scomparso in modo così improvviso, per la Ferrari è stata una grande perdita. Aveva un carattere duro, non era facile andarci d’accordo, ma i successi ottenuti parlano per lui. Era un ottimo manager e aveva organizzato l’azienda in modo molto buono”.
Con Mattia Binotto, invece, la relazione è stata più fredda ed agrodolce: “L’ho incontrato la prima volta quando correvo con la Toro Rosso, era responsabile dei motori clienti Ferrari che montavamo”, ricorda il tedesco. “Ho vissuto da vicino la sua crescita, dal reparto motori a direttore tecnico e poi a team principal. Ci rispettiamo molto ma tra noi non c’è mai stata quella sorta di amore alla base dei rapporti di un certo tipo. È un uomo pragmatico, il tempo ci dirà dove sarà in futuro la Ferrari guidata da lui”.
Verso l’addio a Maranello
Poi in squadra è arrivato Charles Leclerc, e nel duro confronto con lui le cose sono iniziate ad andare per il verso sbagliato: “Un talento giovane e stimolante, un bravissimo ragazzo che farà strada”, lo definisce Sebastian. “È in un momento della carriera diverso rispetto a me e Kimi, ma dimostrerà a lungo il suo valore. Che sia in Ferrari, dove starà per un po’, o in un altro team”. Di sicuro Vettel non si è mai sentito messo da parte all’interno del box per presunti favoritismi nei confronti del suo compagno: “Non mi sono mai sentito solo quest’anno in Ferrari“, mette in chiaro. “Era una situazione strana ma non è mai successo. Isolare le persone non è una caratteristica di questa squadra e nemmeno degli italiani”.
Ora, però, è arrivato il momento del congedo. E di guardare avanti, ai suoi sogni futuri che vestiranno colori differenti. “Quello in F1 è semplice: il progetto con l’Aston Martin, il viaggio eccitante per provare ad arrivare al top”, conclude. “A parte questo, so di essere in una posizione privilegiata, sono ancora giovane e ci sono tante porte aperte per il futuro. Ho tre figli, voglio essere sicuro di occuparmi di loro e crescerli con i valori giusti, attrezzati per ciò che gli servirà in un mondo che sta cambiando. La speranza è quella di mantenere una mentalità aperta e non diventare vecchio e brontolone troppo alla svelta”.
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