Luca Badoer, storico collaudatore della Ferrari e amico intimo di Michael Schumacher, racconta la crescita del figlio Mick
Nel giorno in cui Mick Schumacher fa il suo debutto al volante della Haas, nelle prove libere del Gran Premio di Abu Dhabi, ultima prova della stagione 2020 di Formula 1, a dargli metaforicamente il benvenuto nel massimo campionato automobilistico ci pensa Luca Badoer, storico collaudatore della Ferrari e amico intimo di suo padre Michael.
“L’ultima volta che ho visto Mick è stato a Milano all’evento Ferrari in piazza Duomo (nel settembre 2019, ndr)”, racconta ai microfoni della Gazzetta dello Sport. “Era un anno e mezzo, forse due che non succedeva. E l’ho trovato cresciuto, maturato. Mi sembrava di parlare con Michael. Anche a livello fisico è molto simile”.
Il pilota veneto ha visto crescere il giovane tedesco, illustre erede del sette volte campione del mondo: “Mick è come un figlio per me e non posso che essere felice nel vederlo realizzare i suoi sogni”, afferma. “Per cinque o sei anni siamo andati anche in vacanza insieme; affittavamo una barca. Croazia, Turchia e Grecia… Quando era bambino, avrà avuto 5 o 6 anni, stavamo provando a a Fiorano e Michael si era portato Mick. A un certo punto lo vedo avvicinarsi a un motorino e salirci sopra, capisco che vuole farci un giro. Me lo metto in braccio pronto per esaudire il suo desiderio, quando Michael esce dal box e mi lancia una occhiata preoccupata come a dire ‘Mi raccomando, stai attento'”.
Il consiglio che Badoer dà al piccolo Schumacher è quello di affrontare la Formula 1 con gradualità, un passo alla volta, e sicuramente senza farsi influenzare da chi lo vede prematuramente destinato a ripetere i successi del padre. “Dal punto di vista caratteriale è estremamente gentile, educato come il padre”, prosegue. “Ma anche Corinna (la moglie di Michael e mamma di Mick, ndr) è fatta così. E poi Mick è molto determinato, sicuro di sé, puntiglioso. Come il padre si impegna al 200% per riuscire in ciò che fa. Ha già un contratto per cui l’approccio sarà quello di andar forte usando la testa. Non ha bisogno di dimostrare qualcosa, deve essere un test per conoscere il team e la macchina. Un assaggio per ciò che sarà l’anno prossimo. Il suo riferimento deve essere solo il compagno di squadra. L’ultima cosa da fare è paragonare padre e figlio che corrono a distanza di 20 anni. Mick vive una bella situazione e deve essere bravo a sfruttarla, ma ce la farà. Ne sono sicuro”.
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