Ad Abu Dhabi la Rossa ha terminato fuori dai punti e incapace di lottare con i migliori. Il suo 2020 è da dimenticare.
E’ stata a dir poco una sofferenza, ma finalmente è finita. Era dal 1992 che la Ferrari non viveva un campionato tanto travagliato e a darcene conferma sono i numeri stessi che oggi possiamo snocciolare in maniera definitiva. Dal via del mondiale avvenuto il 5 luglio in Austria la Rossa non ha mai dettato il passo, raccogliendo appena 3 podi su 17 GP disputati, due con Leclerc proprio nel round inaugurale di Spielberg e in Inghilterra, e uno con Vettel in Turchia. Per il resto buio totale. Un’oscurità dimostrata anche dalla classifica generale che la vede sesta tra i costruttori con un imbarazzante punteggio di 131 lunghezze contro le 573 della Mercedes. E giusto per non farsi mancare nulla, anche nell’ultima passerella di Yas Marina è stata assente, doppiata e pure “bastonata” dall’Alfa Romeo di Kimi Raikkonen, dotata del suo stesso motore.
Ancora a caldo, ai microfoni di Canal + Charles ha confessato di essere rimasto piuttosto deluso dalla sua corsa, dalla strategia adottata e da una posizione ottenuta, la tredicesima, al di sotto delle già ridotte attese. Diversamente Sebastian non ha voluto parlare dell’ennesimo calvario vissuto in questa stagione e del quattordicesimo posto di giornata, preferendo tirare un bilancio e una riga sui suoi sei anni trascorsi a Maranello. “Sono stati speciali. All’inizio un sogno, poi tristi”, ha perfettamente riassunto a Sky Italia. “Provo un mix di emozioni, sono dispiaciuto di lasciare il team, ma ugualmente contento di fare il passo successivo in carriera”.
Quando si riprenderà a correre, il marzo prossimo e prima ancora nei test invernali il tedesco indosserà una tuta diversa, verde Aston Martin e verde speranza. Esattamente quell’elemento indispensabile per andare avanti che lo ha portato a sorridere sotto le luci artificiali degli Emirati nonostante i tanti rimpianti.
Chiara Rainis