Perez non ha digerito la decisione della Racing Point di appiedarlo e all’indomani della fine del campionato lancia una frecciata al compagno.
Con sportività e professionalità ha cercato di concludere il mondiale senza cadere in polemiche, ma una volta scoccata l’ora x, non è riuscito a tacere. Licenziato dalla Racing Point per lasciare il sedile a Sebastian Vettel Sergio Perez è rimasto ferito non tanto per la mossa di mercato del team, in fin dei conti intelligente, quanto per la preferenza, nonostante la sua lealtà negli anni, accordata a Lance Stroll, figlio del patron e non certo un campionissimo.
Ecco perché ancora a caldo, il vincitore del round di Sakhir ha celebrato il terzo posto costruttori della McLaren, riuscita nel sorpasso sulla futura Aston Martin proprio nella volata finale di Yas Marina per colpa di un problema tecnico che ha colpito la sua RP20 dopo appena una decina di giri dal via. “E’ un peccato, perché ci è costato una posizioni nella classifica marche”, ha sostenuto a Movistar TV. “Senza dubbio avevamo una macchina migliore della loro, ma alla fine ci hanno superati”.
“Ho sempre detto che finire le corse avrebbe giocato un ruolo importante e noi purtroppo abbiamo spesso patito in termini di affidabilità”, ha proseguito nella riflessione. “A Woking si sono meritati il podio. Avere due piloti forti in squadra ha fatto e farà sempre la differenza”. Secondo il messicano la competitività a sprazzi del canadese, sommata ai guasti ripetuti, hanno dunque finito per penalizzare la scuderia. In effetti questa sua affermazione non è del tutto campata in aria. I dati ci dicono che se il 30enne di Guadalajara ha portato a casa 125 punti, il suo vicino di box ne ha incassati appena 70, mentre Carlos Sainz e Lando Norris ne hanno ottenuti rispettivamente 105 e 97. Un dato nettamente più equilibrato che al termine del campionato ha pagato.
Chiara Rainis