Dietro all’ingaggio di Perez in Red Bull ci sarebbe una motivazione tecnico-tattica. A svelarlo il talent scout Marko.
Dev’essere stata una decisone non facile da prendere. Come di rado le abbiamo visto fare in questi anni, ingaggiando Perez, la Red Bull ha rinunciato ad un pilota del suo vivaio per puntare ad un esterno. Questo ci fa capire un paio di cose: la prima è che Albon deve aver davvero deluso il team, e la seconda è che il team energetico potrebbe pensare di non aver nessuno di valido su cui puntare per il futuro, salvo ovviamente Yuki Tsunoda, già inserito in Alpha Tauri. Un messaggio implicito agli avversari, che in prospettiva dovrebbe far aguzzare l’ingegno alla Ferrari in primis.
A proposito invece della scelta di chiamare Sergio, anziché ad esempio un comunque sorprendente Nico Hulkenberg, il cacciatore di talenti della squadra austriaco Helmut Marko ha rivelato un dettaglio non secondario. Al di là delle doti velocistiche del messicano, della sua capacità di gestire le gomme, e della costanza, elemento, quest’ultimo, imprescindibile se si desidera puntare al titolo costruttori, a convincere il vertice dell’equipe con base a Milton Keynes sarebbe stata la sua ampia conoscenza del motore Mercedes. In pratica, per riuscire a vincere il tuo nemico lo devi prima conoscere, e l’occasione offerta su un piatto d’argento da Checo era troppo succulenta per essere sprecata.
“Ci aspettiamo un grande input da parte sua sotto quel profilo”, ha ammesso il 77enne a Servus TV.
Intanto a benedire la promozione del 30enne di Guadalajara è intervenuto pure lo stesso Hulk, pensionato ma in azione con la Racing Point in tre occasioni nel 2020. “Il sedile se lo è meritato”, ha riconosciuto il tedesco. “Per quanto mi riguarda non cambierà niente. Continuerò a lavorare per il futuro. Mi terrò in forma e pronto per ogni eventualità”. E in effetti la stagione appena terminata ha dimostrato che una chance può sempre arrivare. Anche quando è inaspettata.
Chiara Rainis
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