Il boss Haas Steiner minimizza le chance di Schumacher di ben figurare nella stagione di esordio in F1, ma non per colpa sua.
Dal suo ingresso nel Circus avvenuto nel 2016 si è trasformata da grande promessa a delusione. Ottava forza del campionato nelle prime due stagioni e autrice di un exploit con il quinto posto nel 2018, la Haas è poi scomparsa nella parte bassa della classifica. Romain Grosjean e Kevin Magnussen sono diventati protagonisti assoluti del fondo griglia assieme alle Williams.
Complice del disastro un telaio non ottimale, ma soprattutto un motore Ferrari poco competitivo. Ecco perché per Gunther Steiner, il destino che attende Mick Schumacher nel 2021 non sarà esattamente esaltante. Reduce dalla vittoria iridata in F2, il tedesco dovrà masticare amaro nel suo primo assaggio di vita tra i big. “Sono certo che sarà un altro anno difficile anche se non so quanto”, la previsione del responsabile della scuderia a stelle e strisce riportata da Motorsport.com.
L’obiettivo da qui a marzo sarà spingere il più possibile sull’acceleratore degli aggiornamenti, per cercare di mettere una pezza sulle mancanze delle ultime due campagne. Va detto che per ridurre le spese, il team aveva deciso da tempo di non apportare più evoluzioni alla vettura. Un immobilismo che potrebbe costare caro agli americani.
“Stiamo lavorando duramente, ma non è facile esprimere un giudizio. Nei mesi scorsi abbiamo dovuto limitare le novità per gestire il budget”, ha proseguito l’ingegnere meranese guardando con realismo ad un nuovo mondiale ricco di criticità. “Purtroppo non abbiamo di base una macchina valida. La verità, però, la scopriremo soltanto a Barcellona durante i test e in Australia in occasione della prima sessione di qualifiche. Da parte nostra cercheremo di fare del nostro meglio, ma non voglio fare promesse. Speriamo solo di recuperare un po’ di terreno”.
Di sicuro molto dipenderà dal propulsore del Cavallino, ma anche se dal banco di Maranello giungono notizie confortanti, pensare a grandi rivoluzioni è un volo pindarico.
Chiara Rainis