Romain Grosjean ripercorre ancora il suo terribile incidente, consapevole che deve la vita alle misure di sicurezza presenti in Formula 1
Ci sono tanti misteri, attorno allo spaventoso incidente di Romain Grosjean al primo giro del Gran Premio del Bahrein, dal quale è emerso miracolosamente illeso. Innanzitutto come il pilota francese abbia potuto resistere all’impatto a 221 km/h contro i guard rail, e come sia uscito pressoché indenne dalle fiamme.
Ma anche il fatto che Grosjean non sia mai svenuto dopo il botto lascia altrettanto sorpresi: e il primo ad esserlo è proprio il diretto interessato. “In un impatto con quella decelerazione (circa 53G, ndr) dovresti normalmente perdere conoscenza, anche solo per pochi secondi, e non restare cosciente come lo ero io”, ha raccontato in un nuovo video pubblicato sui social network in cui ripercorre quegli attimi. “Questo mi ha salvato la vita, ma ora vorrei che capissimo, magari utilizzando particolari sensori, che aspetti possiamo migliorare sul casco, sul poggiatesta, sull’Hans e su tutto ciò che ha a che fare con l’equipaggiamento di sicurezza del piloti. Questo perché un pilota, anche dopo un grande impatto, possa sempre restare cosciente e consapevole di quello che deve fare in quel momento”.
Romain è consapevole di dovere la vita agli enormi passi avanti compiuti dalla Formula 1 nel campo della sicurezza negli ultimi anni. È stata la struttura dell’Halo a salvaguardare la sua testa, sono state le tute ignifughe a farlo resistere all’incendio. Per questo motivo il transalpino spinge affinché questo tema venga trattato con sempre maggiore attenzione dai vertici dell’automobilismo sportivo.
“La Formula 1 può imparare molte altre lezioni dall’incidente”, prosegue. “Nel mio caso siamo fortunati che io sia ancora vivo, che possa parlare e che ricordi tutto. Non sono sicuro che sia una buona cosa per me, ma ricordo tutto e credo che alcune aree grigie legate alla sicurezza nell’automobilismo siano già state comprese e perfezionate. Senza Halo, e non è una gran cosa che io fossi completamente contrario alla sua introduzione nel 2018, non sarei qui a parlare ora: penso che questa sia stata una delle più grandi misure di sicurezza introdotte negli ultimi anni. Anche la tuta è stata modificata proprio quest’anno imponendo una maggiore resistenza al fuoco. La norma dice che deve resistere almeno venti secondi: io sono rimasto tra le fiamme per ventotto secondi, uscendo con una lieve bruciatura alla mano destra e una un po’ più grave, ma nulla di incurabile, alla sinistra”.
E poi c’è da ringraziare anche la rigidità del telaio della sua Haas, realizzato dall’italiana Dallara, che ha retto perfino a questo incidente così terribile: “La resistenza del telaio cresce ogni anno e la cellula di sopravvivenza è rimasta praticamente integra proteggendomi”, conclude Grosjean. “Ero ancora in grado di uscire e di scappare dalle fiamme. Se il telaio si fosse rotto, le gambe sarebbero state ingestibili, si sarebbero senz’altro fratturate e non sarei stato in grado di alzarmi e uscire da solo”.
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