Ha gestito la Benetton negli anni gloriosi di Schumacher. Ora Briatore consiglia Brivio per il suo nuovo incarico ai vertici Renault.
Un clamoroso colpo di scena ha animato le sonnolente giornate dal Capodanno alla Befana, ovvero la promozione di Davide Brivio, ex team manager Suzuki in MotoGP ai vertici della Renault F1. Arrivato l’annuncio dell’addio alle due ruote da parte dell’interessato, la Casa della Losanga non ha al momento confermato l’uscita di scena di Cyril Abiteboul per cedere il testimone all’italiano, ma la sensazione è che la comunicazione arrivare a breve.
Capo e amico di Valentino Rossi nella gloriosa epoca Yamaha, nel 2020 ha riportato la Suzuki sul tetto del mondo con l’insospettabile Joan Mir, dando prova delle proprie abilità di comando e amministrazione. Sarà per questo che il milanese Luca de Meo, attualmente Presidente del marchio francese, ha pensato proprio a lui per il futuro della scuderia che nel mondiale 2021 schiererà Esteban Ocon e l’esperto Fernando Alonso, di ritorno nel Circus dopo due campionati alla finestra.
Certo, passare da un ambiente più alla mano e apparentemente semplice come il motomondiale, ad uno super-formale e competitivo come la massima serie non sarà una passeggiata, ma per Flavio Briatore, al vertice della vecchia Benetton negli anni dei mondiali di Michael Schumacher (1994-1995) e del Samurai (2005-2006) non dovrebbero esserci problemi.
“Non ha esperienza, è vero, ma anche io ero digiuno quando sono arrivato”, ha dichiarato l’imprenditore a La Gazzetta dello Sport direttamente da Dubai. “Non avevo mai visto nemmeno una gara, eppure dopo ho vinto sette titoli, quindi gli auguro di fare altrettanto”.
Il piano del brand di Viry-Chatillon resta quello di proseguire nella scalata alle posizioni, apparsa evidente già nella passata stagione.
“Se lo hanno scelto ci saranno delle buone ragioni, per cui sono sicuro che l’inesperienza non sarà un problema. Alla fine si tratta di gestire uomini. In pochi mesi capirà tutto quello che è necessario fare”, ha chiosato il geometra di Verzuolo.
Chiara Rainis