Davide Brivio ricorda le difficoltà iniziali con Suzuki, fino alla conquista del titolo mondiale. Merito di un gruppo fortemente motivato.
L’addio di Davide Brivio alla Suzuki ha lasciato attonito il paddock della MotoGP. Non ci perde solo la casa di Hamamatsu, ma l’intero pianeta del Motomondiale, che aveva nel 57enne brianzolo uno dei suoi uomini più esperti, che hanno fatto la storia di questo sport. Ma a rimpiangerlo sarà specialmente il suo ex team Suzuki, costretto a cercare un sostituto in tempi brevissimi.
Il team manager italiano era la persona che teneva insieme la squadra, accompagnando fin dall’inizio la rimonta del costruttore giapponese, dai bassifondi di classifica al titolo iridato conquistato da Joan Mir nel 2020. In un’intervista a Motorsport-Total ricorda gli inizi con la casa giapponese. “Eravamo all’ultima gara nel 2014 con Randy De Puniet come jolly e ricordo che abbiamo avuto un problema con i motori”, ricorda Davide Brivio. “Più tardi, quell’inverno, abbiamo scoperto di avere un problema elettronico che sostanzialmente causava un guasto al motore”.
Dopo un lungo inverno di lavoro, nel test di Sepang, si ripresentava il problema al quattro cilindri in linea della GSX-RR. “Ma gli ingegneri sono stati molto bravi, hanno trovato il problema e l’hanno risolto”. Nel corso degli anni il propulsore è migliorato sia in termini di prestazioni che di affidabilità. Merito anche del lavoro di Brivio: “Quando sono arrivato alla Suzuki, era un po’ come la Yamaha 15 o 20 anni prima. Stavano cercando di trovare un modo per vincere, per avere successo”, ha raccontato il manager brianzolo. “Quindi a quel tempo era probabilmente un campo molto aperto in cui sviluppare un buon rapporto di lavoro. Erano bravi ad ascoltare e discutere insieme. Quindi è stato un grande viaggio”.
In pochi anni ha portato Suzuki a vincere il titolo MotoGP, ma non ha un particolare segreto, se non un gruppo di lavoro fortemente motivato. E nonostante un budget finanziario tra i più modesti della classe regina, superiore solo ad Aprilia. “Non avere risorse illimitate o enormi risorse ti costringe a essere più creativo e provare a pensare di più”, ha concluso Davide Brivio. “Ovviamente a volte desideriamo aumentare il numero di dipendenti. Ma d’altro canto, potrebbe creare confusione. Quindi bisogna trovare il giusto equilibrio tra abbastanza e non troppe persone. Siamo ben posizionati in questo senso. Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno”.
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