Il 2020 è stato teatro della storica decisione della famiglia Williams di vendere l’omonimo team di F1. Si saranno pentiti?
Non è stato facile gettare la spugna e questo lo sanno tutti, a partire dai diretti protagonisti. Quando crei qualcosa da zero e per un certo periodo lo rendi vincente non è facile privartene anche se non vedi alternativa. Questo è quanto successo alla famiglia Williams che, dopo un’estate travagliata a causa della crisi economica post confinamento duro, si è trovata costretta a cedere alla Dorliton Capital la sua creatura, mettendo fine all’ultima storia romantica del Circus moderno.
A far propendere Frank e Claire verso la soluzione più drastica, sarebbero stati i debiti accumulati, ben 13 milioni di sterline. “Il Coronavirus ci ha consentito di vedere il quadro più ampio. Abbiamo capito di dover operare in due modi, o cercare qualcuno pronto ad investire, oppure vendere. Non avevamo scelta”, ha spiegato la figlia del patron al New York Times.
Perché la Williams è stata ceduta?
L’obiettivo primario era salvare la scuderia, per il capitale umano costruito e per l’eredità sportiva lasciata.
“Volevamo garantire la sopravvivenza del gruppo di lavoro, allo stesso modo, mi sono assicurata che mio padre ricevesse un ritorno in denaro, quale testimonianza del suo operato”, ha spiegato la 44enne, da sempre legata al concetto di “legacy”.
Tanto dolore, ma pentimento relativo. Pur con tutti gli sforzi del mondo, non ci sarebbero infatti più state le condizioni per proseguire. Il rischio era di finire in amministrazione controllata come successo in passato alle varie Marussia/Manor e Caterham. Senza dimenticare che, la frustrazione di viaggiare costantemente nelle parti basse della classifica e di non vedere luce all’orizzonte, stavano ormai minando la serenità e la lucidità della dirigenza. Per questo, l’accordo con il fondo americano non può che essere considerato un vero e proprio salvataggio.
Chiara Rainis