Il direttore sportivo della Ducati, Paolo Ciabatti, se la prende con gli avversari, colpevoli di aver copiato le innovazioni della Rossa
Ducati innova, gli altri copiano. È questo, in sintesi, il reclamo di Paolo Ciabatti, direttore sportivo della Casa bolognese. Che allo stesso tempo riconosce le capacità rivoluzionarie degli ingegneri della Rossa e, non senza una certa malizia, lamenta la tendenza degli avversari a prendere ispirazione dalla Desmosedici.
“Gli ingegneri Ducati presentano regolarmente idee innovative, poi di solito vengono copiati dai concorrenti con un certo ritardo”, ha dichiarato Ciabatti ai microfoni del sito specializzato tedesco Speedweek. “Le ali sono state un chiaro esempio. Quattro costruttori protestarono dopo il Gran Premio del Qatar 2019, ora le vedi su tutte le moto. Lo stesso per il nostro motorino di avviamento: Ducati lo mise in pista nel 2018, ora tutti l’hanno imitato. Lo stesso vale per il regolatore dell’altezza: abbiamo iniziato con questo sistema e ora alcuni rivali lo usano nelle gare. Se si trattasse solo di idee originali, senza alcuna utilità pratica, non verrebbero replicate così spesso”.
Se la Ducati, nella lettura del suo ds, è dunque all’avanguardia tecnologica, la Honda ha invece praticamente monopolizzato l’epoca contemporanea della MotoGP, più che per meriti tecnici, grazie al suo campionissimo Marc Marquez. La controprova, spiega, la si è avuta quest’anno, quando in assenza del Cabroncito la Casa alata è rimasta a bocca asciutta. “Quando parliamo di Marc Marquez ci riferiamo a un pilota eccezionale”, ammette. “Non voglio deludere nessuno alla Honda, ma credo che la stagione 2020 abbia dimostrato che Marquez fa una grande differenza. Non si può negare che Marc sia stato la figura chiave per la Honda negli ultimi sei o sette anni”.
La Honda piange, ma la Ducati non ride di certo. Anche lei si è dovuta accontentare del titolo costruttori nell’annata appena conclusa che, seppure abbia riportato un’iride a Borgo Panigale, ha un po’ il sapore di un premio di consolazione. E Ciabatti è onesto nel riconoscere i limiti emersi dal team nel corso del campionato.
“Per come è costruita la nostra moto, forse abbiamo sofferto un po’ di più per i nuovi pneumatici posteriori rispetto ai nostri rivali, soprattutto le case che hanno motori in linea come Yamaha e Suzuki“, afferma. “Ma non voglio sminuire le loro prestazioni, perché hanno fatto un ottimo lavoro. Ci è mancato solo il tempo di sviluppare sufficientemente le nostre nuove idee nelle prove, di testarle e solo allora di portarle alle gare. Quando abbiamo disputato le prime gare a Jerez, i nostri piloti non erano più saliti in sella dai test in Qatar, cinque mesi prima. Inoltre, i nostri ingegneri erano rimasti lontani dalla nostra sede centrale per settimane, a causa del lockdown”.
In vista del nuovo anno prevale comunque l’ottimismo: “Abbiamo imparato la lezione e ora conosciamo il motivo di questi risultati”, conclude Ciabatti. “Sappiamo come migliorare il bilanciamento dell’intera moto. Nel 2021 avremo tutti gli stessi mezzi dell’anno scorso in pista. Non cambierà nulla, nemmeno le gomme. Ma ora abbiamo molta più esperienza”.
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