A due mesi dal via della stagione 2021 Leclerc prova a spiegare le ragioni delle difficoltà incontrate dall’ex compagno Vettel.
Come spesso abbiamo ripetuto la seconda parte della vita Ferrari di Vettel è stata abbastanza travagliata. Dalla notizia ricevuta in concomitanza del GP di Monza del 2018 che dall’anno successivo al posto di Kimi Raikkonen ci sarebbe stato Charles Leclerc, il tedesco non è più stato lo stesso. Probabilmente conscio di alcune situazioni interne e spaventato dal destino che gli sarebbe toccato di lì a breve, ha perso bussola e orientamento, finendo per diventare l’ombra del campione che era.
Il 2020 poi, è stata la mazzata definitiva al suo orgoglio. Ferito dalla telefonata di licenziamento ricevuta in pieno lockdown dal boss del Cavallino Mattia Binotto, il quattro volte iridato ha cominciato la stagione da separato in casa con tutte le problematiche annesse, su tutte l’assenza o quasi di novità sulla sua macchina e qualche pasticcio di troppo ai pit stop ogni qualvolta si trovava davanti al collega di marca.
Il crollo di Seb secondo il Principino
Chiamato a dire la sua sulle tante criticità incontrate dal driver di Heppenheim lo scorso anno, il #16, pure restando sul vago, ha imputato alla monoposto la ragione principale di una differenza nella classifica generale piloti di ben 65 lunghezze.
Va sottolineato che la SF1000 era stata disegnata seguendo le indicazioni del monegasco, ormai riferimento assoluto della squadra, dunque, avendo stili di guida differenti, il 33enne ha patito. “Probabilmente l’auto era più adatta a me”, ha confidato ad F1i.com. “Essendo caratterizzata da un posteriore molto mobile, può aver inciso sulla sua fiducia al volante. Un aspetto che in F1 è fondamentale”.
Per il 22enne la consapevolezza di non fare parte del gruppo nel 2021 ha poi inciso sulle prestazioni. “E’ stato un campionato molto duro per lui anche perché sapeva di non essere stato confermato. E’ probabile che pure questo abbia giocato un ruolo sul fronte risultati”, ha quindi evidenziato il ferrarista.
Chiara Rainis