Criticato per il suo comportamento e per il fatto di essere pilota con la valigia, Nikita Mazepin ribatte lamentandosi
Finito nel mirino della stampa e dei tifosi sui social network, per colpa del video circolato online che lo ritraeva intento a palpare una modella sua amica, Nikita Mazepin, invece di fare mea culpa, ha pensato bene di lamentarsi e di fare la vittima. Se dall’opinione pubblica si è sollevata un’ondata d’indignazione, al punto da richiedere al suo team, la Haas, un immediato appiedamento, secondo lui la colpa non è del suo comportamento, ma del suo passaporto russo.
“Il fatto che noi russi siamo valutati diversamente non mi sorprende”, ha dichiarato Mazepin nel podcast di Alexey Popov, telecronista di Match Tv. “Sono cresciuto in Russia e voglio restarci, perciò lo comprendo e sono pronto ad accettare questo atteggiamento nei miei confronti”. Nikita spiega che prima di lui lo stesso scetticismo è stato riservato ai suoi connazionali e colleghi Vitaly Petrov, Daniil Kvyat e Sergey Sirotkin: “Sono tutti grandi piloti, professionisti, e di loro sono state dette cose immeritate. Ma questa è la vita, e io cercherò di lottare meglio di quanto abbiano fatto loro”.
Anche perché, sempre stando alle sue parole, a lui è stato riservato il trattamento peggiore: “Credo che ci siano pochi piloti russi sottoposti a tutto questo odio che è toccato a me”, prosegue. “Sono pronto per questo? Fa parte della vita. Se vuoi correre devi affrontarlo. Ma a me interessa lo sport, non mi riguarda quello che accade fuori pista. Non sono a casa mia, sono in visita, quindi devo giocare secondo le loro regole. So che quando arrivi in F1 hai quasi sempre una sola opportunità e per me non andrà diversamente”.
Un ulteriore elemento che non gioca di certo a favore di Mazepin è il fatto di aver ottenuto l’ingaggio in Formula 1 più grazie ai rubli di suo padre, il ricchissimo oligarca Dmitry, che grazie al suo talento. Ma per lui anche questo aspetto conta poco. “Non importa quello che dicono, io direi che il mio lavoro è sempre quello di battere il mio compagno di squadra e di fare del mio meglio”, conclude. “Perciò c’è sempre pressione sulle mie spalle. Io penso di essere pronto per la F1 e soprattutto voglio dimostrarlo al mio team”.
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