Il boss Ferrari Binotto rivela cosa ha convinto davvero il team a puntare su Sainz anziché su un altro pilota.
A portare Carlos Sainz sulla rotta del Cavallino non sarebbero state solamente le sue performance in pista, ma pure le sue parole. Ebbene sì. Secondo quanto ammesso dal team principal Ferrari Mattia Binotto, prima di assoldare il madrileno al posto di Sebastian Vettel, la squadra si sarebbe impegnata in un’importante e lunga analisi del suo modo di comunicare.
Perché Carlitos ha firmato per Maranello
Qualità al volante, ma altresì carattere e un giusto approccio alla competizione. Sarebbe stato questo il mix vincente proposto dal figlio d’arte.
“Prima di fargli l’offerta ci siamo ascoltati tutti i suoi messaggi radio per comprendere quale fosse il suo livello”, ha svelato il boss nato in Svizzera al podcast Beyond The Grid elogiando la precisione, l’abnegazione e l’atteggiamento metodico del suo nuovo pilota.
La condotta di guida ha poi fatto il resto. “E’ veloce, costante, si sa difendere e sa attaccare. Allo stesso modo porta sempre la macchina al traguardo guadagnando punti pesanti”, ha quindi snocciolato i punti forti del #55.
Capace di reggere bene il confronto con Lando Norris, astro nascente dell’automobilismo inglese, nonché uno dei talenti più interessanti nel panorama attuale della F1, il 26enne ha persuaso i vertici di Maranello a indirizzarsi a lui quale spalle di Charles Leclerc, che piaccia o no, riferimento numero uno dell’equipe modenese.
“Se guardiamo alla sua campagna 2020 ha retto molto bene paragonato al compagno. Si è migliorato in qualifica, mentre ha mantenuto alta l’asticella in corsa. E’ senz’altro un gran lavorare”, ha tenuto a sottolineare l’ingegnere promosso a dirigente. A giocare a favore del madrileno nel salto verso una big come la Ferrari pure la giovane età combinata ad un’ormai discreta esperienza nella massima serie. Un plus che tornerà utile soprattutto in ottica 2022 quando le macchine in azione saranno molto diverse dalle attuali.
Chiara Rainis