L’ex F1 Grosjean parla dell’incidente di Sakhir e rivela che alcune delle ferite rimediate non guariranno più.
Sono passati soltanto due mesi dalle fiamme del 29 novembre, eppure sembra una vita. Per Romain Grosjean quella del Bahrain doveva essere una domenica come le altre, da trascorrere in lotta per le ultime posizioni con il suo compagno di squadra Kevin Magnussen, ed invece dopo poche curve, è arrivato l’incidente. Come un proiettile la sua Haas si è infilata nel guard-rail prendendo fuoco. Una scena che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, ma durata appena 28 secondi grazie ai progressi della sicurezza.
Ricoverato all’ospedale di Manama dove ha cominciato a fare riabilitazione, l’elvetico è presto tornato a casa dalla sua famiglia in Svizzera proseguendo lì il lungo e faticoso percorso di recupero tra operazioni e trattamenti alle mani.
“Il legamento del pollice che unisce ossa e cartilagine della mano sinistra era completamente rotto. Si tratta di una lesione che non guarisce da sola”, ha spiegato a Ouest France. “Il rischio è quello di non riuscire neppure più a svuotare una pentola piena d’acqua. Ne sono consapevole. Inoltre la mia nuova pelle è molto sottile e più sensibile”.
Il pericolo fa parte del mestiere di pilota, ma non tutti prendono bene eventi del genere. “Mi sono fatto affiancare da uno psicologo, però non ho avuto incubi o problemi simili. Durante la mia prima diretta su Twitch, ci ho addirittura scherzato su”, ha aggiunto cercando di sdrammatizzare. “E’ stata un’esperienza segnante, ma oggi, per fortuna, sono vivo”.
E in effetti forse, a far guardare al bicchiere mezzo pieno il 34enne, è proprio il fatto di esserne uscito con le proprie gambe e tutto sommato in buone condizioni, tanto da poter pensare ad un ritorno in pista nel prossimo futuro, malgrado il parere negativo dei suoi figli.
Chiara Rainis
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