Verstappen punzecchia Gasly e dice la sua sul perché il francese non sia riuscito a fare strada in Red Bull.
La storia di Pierre Gasly l’abbiamo raccontata più volte. Capace di vincere il campionato di GP2 soltanto al terzo tentativo, il francese non è mai stato nelle corde dell’esigente Helmut Marko, sempre piuttosto pungente nei suo confronti. Chiamato in Toro Rosso nel 2017, il pilota di Rouen è sembrato confermare i dubbi espressi dal talent scout, fino a che nel 2019 non è arrivata la chance della vita. Quella di calcare l’abitacolo della Red Bull. Un premio andato a vuoto e dissolto dopo appena mezza stagione. “Ricacciato” nel team di Faenza, poi diventato Alpha Tauri, il 24enne, passo passo è rinato, vincendo lo scorso settembre a Monza. Una performance clamorosa ed emozionante che tuttavia non ha convinto la dirigenza energetica a concedergli una seconda opportunità.
Gasly – Red Bull, cosa non ha funzionato
Cocco di casa e driver di riferimento Max Verstappen ha provato ad analizzare i motivi del flop del transalpino al momento del suo passaggio nella squadra principale. Secondo l’olandese a mancare sarebbe stato l’approccio ottimale. Un errore condiviso da colui che lo ha succeduto, l’inglese Alex Albon, messo direttamente alla porta a fine 2020 e sostituito dall’esperto Sergio Perez.
“Quando Pierre è arrivato ha subito voluto adattarsi alla macchina, anziché prendersi del tempo per studiare”, ha dichiarato a Ziggo Sport. “Ha usato una tattica sbagliata, per cui tutto è andato storto e lui ha cominciato ad avvertire la pressione”.
L’incidente accusato nel corso della sessione invernale al Montmelo in preparazione al mondiale 2019 avrebbe altresì giocato un ruolo importante nello sviluppo e nell’esito della sua esperienza a Milton Keynes.
L’unica nota positiva è stata la sua capacità di recuperare una volta “retrocesso”. “E’ stato grandioso. Il suo esempio potrebbe essere d’aiuto ad altri”, ha chiosato il #33.
Chiara Rainis