Sessismo di moda anche in F1. Arriva la denuncia di Claire Williams, definita da molti la causa della crisi del team fondato dal padre.
La storia della Williams è stata una delle più belle e romantiche della F1. Nata a Grove dalla passione, dalla sfrontatezza e da un po’ di sana pazzia di Frank Williams e l’ingegnere Patrick Head, la scuderia è riuscita negli anni a dare del filo da torcere ai grossi costruttori aggiudicandosi 9 titoli costruttori e 7 piloti. Poi però, come sappiamo, è cominciato la lenta discesa fino al disastro delle ultime stagioni. Una débâcle sportiva e finanziaria che ha costretto il patron a vendere alla Dorliton Capital per evitare il fallimento.
Claire il capro espiatorio di un tracollo evitabile
Subentrata nel 2012 all’ormai anziano padre la 44enne sarebbe stata, secondo alcuni, l’origine di buona parte dei mali. Probabilmente ancora troppo immatura per accollarsi una responsabilità tanto gravosa come quella di portare avanti una vera e propria azienda com’era diventata nel corso del tempo, la dirigente è stata vittima di accuse e commenti sprezzanti da parte del paddock che l’hanno evidentemente ferita.
“Quando le cose hanno iniziato ad andare male la gente ha cominciato ad accusarmi. Erano critiche meritate, dato che ero il capo, ma quando prendi certe decisioni pensi sempre che siano quelle giuste”, ha dichiarato a Motorsport.com. “Venivo additata di non essere in grado di gestire la squadra perché donna e di essere al comando del team soltanto perché figlia del fondatore”.
Immediatamente messa alla berlina, la manager ha provato a difendersi, ma i dati di fatto dicono che l’equipe inglese nei recenti campionati è stata capace soltanto di regredire. “Non mi interessa quello che la gente pensa o scrive in merito. Solo io conosco la verità”, si è difesa.
“Alla Williams volevano che la nuova generazione si prendesse cura del team e mantenesse la famiglia coinvolta. Fu solo per questo motivo che accettai l’incarico”, ha quindi chiosato rammaricata.
Chiara Rainis