Grosjean ricorda i momenti tragici dell’incidente del Bahrain e quell’sms arrivato dal manager che gli sconsigliò la Indy.
All’indomani dell’ufficializzazione del suo passaggio alle corse americane Romain Grosjean è tornato con la mente a quella terribile serata del 29 novembre sul circuito di Sahkir, che gli ha cambiato la vita e che rappresenterà certamente uno spartiacque nella sua carriera automobilistica.
A quel tempo il #8 aveva già preso contatto con gli Stati Uniti, pur impaurito delle competizioni su ovale, e con Dale Coyne si era accordato per prendere parte all’intera stagione.
“Stavo per accettare, ma poi ci fu l’incidente. Ho creduto davvero di morire”, il suo racconto a Sport Reporter. In quelle fasi concitate e traumatiche a fargli nascere un dubbio importante fu altresì il suo manager Martin Reiss. “Quando ero in ospedale mi arrivò un suo sms. Mi diceva di non andare in IndyCar. Pensai che fosse normale perché davanti a certe immagini si era spaventato”, il suo ricordo.
La possibile telefonata a Wolff per un test con la Mercedes
Allora, forse sulla scia dell’emotività, il boss delle Frecce Nere si offrì per regalare al ginevrino un giro di giostra sulla W11. Una proposta poi caduta nel vuoto che l’elvetico starebbe comunque valutando.
“Credo che siano focalizzati sulla costruzione dell’auto 2021 e sulla stagione, quindi non al momento non chiamerò Toto. In ogni caso è una cosa che voglio fare. Potrebbe essere una bellissima esperienza”, ha ammesso rivelando poi che fra quindici giorni partirà alla volta degli USA per immergersi nel suo nuovo mondo.
A questo proposito, il 34enne, che questo giovedì ha ricevuto un bocca al lupo anche dal Presidente della FIA Jean Todt, ha svelato che per l’inedita avventura oltreoceano indosserà un casco speciale: quello disegnato dai suoi bambini per il GP di Abu Dhabi dello scorso 13 dicembre a cui però, dietro consiglio dei medici, decise di non partecipare.
Chiara Rainis