Valentino Rossi è pronto al via della MotoGP 2021 con il solito obiettivo del decimo titolo, ma spiega perché non vince ormai da quattro anni
Valentino Rossi è pronto a festeggiare il suo quarantaduesimo compleanno, il prossimo 16 febbraio. Ma, ancora di più, è pronto ad affrontare il suo ventiseiesimo Motomondiale, il ventesimo in classe regina, il primo con la sua nuova squadra, la Petronas, team satellite Yamaha.
Come sarà questa stagione che si appresta a cominciare? Il Dottore affida le sue previsioni ad una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Giorgio Terruzzi per il Corriere della Sera, in cui ipotizza che l’onda lunga del coronavirus continuerà a condizionare la MotoGP anche quest’anno.
“Sarà un altro campionato anomalo”, spiega il fenomeno di Tavullia. “Lo scorso anno, in gara con attorno tribune vuote mi domandavo: che senso ha? Cosa ci faccio qui? Spero vada un po’ meglio, niente più corse replicate sulla stessa pista, insomma mi aspetto almeno un Mondiale più vero”.
Valentino Rossi e quell’obiettivo del decimo Mondiale
E, per Valentino Rossi, che Mondiale sarà? Ancora una volta il mirino è fissato su quel maledetto decimo titolo iridato, che è un obiettivo, ma non un pensiero fisso. “Corro perché penso di riuscire a vincerlo”, ammette. “Ma non è un’ossessione. Sarei contento di fare bene, fare podi, essere protagonista, in lotta”.
Eppure, sul gradino più alto del podio, il numero 46 non sale più addirittura dal 2017. Il motivo è semplice da spiegare: “Perché vincere è una faccenda tosta, perché il livello dei piloti è altissimo. Ho avuto almeno tre opportunità in questi anni, è mancato sempre un pelo, qualche caduta di troppo e spesso abbiamo sofferto tecnicamente”.
L’età, però, non c’entra, perché correre a 42 anni, almeno stando a sentire Vale, non è poi così diverso da correre a 20. “Non cambia granché”, conclude. “Spingo al massimo evitando di fare sciocchezze. Sempre stato così, cercavo di preservarmi anche a 20 anni. Non sono mai stato un pilota spericolato. È che vorrei confrontarmi sul tema ‘correre a 40 anni’ ma è impossibile: nessuno è rimasto in sella così tanto”.
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