La F1 lancia la nuova campagna di sensibilizzazione. Probabile che nel 2021 i piloti non si inginocchieranno più prima dei GP.
Al grido di “Sostenibilità, Diversità, Inclusione e Comunità”, il Circus si prepara all’avvio della nuova stagione. Come nel 2020 proseguirà con le sue battaglie sociali, ma non sfoggerà più l’arcobaleno della passata stagione, simbolo di unità e forza delle persone impegnate nel campo sanitario per combattere la pandemia
Confermato l’hashtag #WeRaceAsOne per inviare un messaggio di eguaglianza. “La nostra piattaforma è stata molto efficace nell’aumentare la consapevolezza su questioni importanti”, ha tenuto ad evidenziare il CEO della F1 Stefano Domenicali. “Ne siamo molto orgogliosi e le squadre hanno abbracciato completamente le iniziative. Ma se le parole per affrontare questioni come la sostenibilità e la diversità nel nostro sport sono importanti, le azioni contano maggiormente. Abbiamo già compiuto buoni progressi e dobbiamo continuare così”.
Come noto, a seguito dell’uccisione dell’afroamericano George Floyd avvenuta lo scorso 25 maggio, i piloti, su invito di Lewis Hamilton cominciarono ad adottare la pratica ormai diventata consuetudine in molte discipline sportive in America e non solo, ovvero inginocchiarsi in senso di rispetto e lotta contro ogni forma di razzismo.
Una pratica non accettata da alcuni colleghi anche per ragioni culturali. In particolare hanno preferito non seguirla il duo Alfa Romeo Kimi Raikkonen e Antonio Giovinazzi, il ferrarista Charles Leclerc, lo spagnolo oggi della Rossa Carlos Sainz, l’ex Alpha Tauri Danilly Kvyat, l’olandese della Red Bull Max Verstappen e l’ex Haas Kevin Magnussen. Mentre altri come Romain Grosjean avevano manifestato perplessità. Per questo motivo la massima classe automobilistica potrebbe decidere per un altro genere di manifestazione, magari conservando le magliette nere con la scritta “End Racism” che abbiamo imparato a conoscere.
Di certo nei prossimi mesi, ha ribadito il manager imolese, verranno avviati “stage e apprendistati per gruppi sottorappresentati”, in modo da consentire loro “l’acceso a una promettente carriera”, ovviamente in F1.
Chiara Rainis
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