L’ex pilota Ferrari Arnoux mostra perplessità davanti alla possibilità di recupero in tempi brevi della Rossa. Avrà ragione?
Giusto qualche ora fa, in corrispondenza con il fire-up della SF21 e l’annuncio della presentazione ufficiale della nuova formazione, il boss Ferrari Mattia Binotto ha detto testualmente: “La vettura è stata sviluppata e migliorata in tutte le aree per quanto ci era consentito”. Una dichiarazione volta all’ottimismo e alla speranza di un anno migliore rispetto a quello complicato da poco concluso, com’è giusto che sia, ma le limitazioni relative agli aggiornamenti potrebbero ridimensionare e non poco i propositi alla partenza del campionato.
René Arnoux frena gli entusiasmi sulla rimonta
Da seconda forza del mondiale ad anonima sesta. Questo il percorso al contrario compiuto dal Cavallino nello spazio di una manciata mesi. Un regresso importante e improvviso che per tornare al segno più richiederà tempo e pazienza. Forse addirittura più del previsto dato che la concorrenza, già messa meglio, non starà con le mani in mano.
Secondo il transalpino, driver della scuderia di Maranello dal 1983 al 1985, la prima opportunità utile non potrà arrivare prima del 2022 con la rivoluzione tecnica.
“Sarà fondamentale apportare dei cambiamenti e mettere le persone al posto giusto con l’obiettivo di remare tutti dalla stessa parte”, ha analizzato ad F1i.com evidenziando l’esigenza di un piano di lavoro chiaro e l’eliminazione di eventuali gruppetti.
“Gente come Enzo Ferrari o più tardi Jean Todt sapevano come gestire la squadra. E’ necessario dare un’anima al team e supportare tutti i membri in maniera incondizionata in cambio di un approccio fortemente volito”, ha quindi considerato cercando comunque di non sbilanciarsi in giudizi nei confronti della nuova dirigenza.
“Le modifiche non portano benefici immediati, ecco perché non credo si possa sperare in miracoli in questa stagione”, ha chiosato spegnando l’entusiasmo dei fan, ormai abituati a vedere l’appuntamento con la vittoria procrastinato all’infinito.
Chiara Rainis