Il CEO della F1 Domenicali esalta le qualità di Hamilton come pilota e personaggio e punta ad attrarre più caratteri come il suo.
Stefano Domenicali ha le idee chiare. Dopo poco più di un mese dal suo insediamento al vertice del Circus, il manager imolese sembra essere convinto di una cosa: per recuperare il seguito di un tempo la F1 necessita di driver più showman rispetto agli anonimi di adesso. E come dargli torto. Tolto Kimi Raikkonen, unico e ultimo personaggio genuino rimasto, il resto è il deserto dei tartari. Molti potrebbero benissimo essere sostituiti da altri che nessuno se ne accorgerebbe.
Il vuoto siderale di oggi sta addirittura facendo rivalutare Sebastian Vettel, l’anti-personaggio per eccellenza, così come Max Verstappen, telecomandato da papà Jos.
“Più Ham in F1”. Il motto del nuovo boss
Al di là delle vetture tecnologicamente avanzate, dunque, per il Supremo appena eletto urge il rispristino di figure carismatiche, “piloti-eroi” per usare le sue parole. Perché è vero che la massima serie è un campionato per automobili, ma se chi le guida è insipido tutto perde di fascino.
Per l’ex Ferrari dovrebbero esserci più ragazzi in stile Lewis Hamilton. Con molti interessi al di fuori della pista, ma soprattutto con un messaggio sociale da lanciare. “Sarebbe bello poter avere figure che appartengono all’agonismo e che, nel contempo, sanno rappresentare valori universali, in modo da rendere più appetibile la nostra piattaforma a partner presenti e futuri. Qualcosa che faccia innamorare chiunque. Quando affermiamo “We race as one” lanciamo un messaggio al quale credo molto. Fa capire ai giovani che le corse non stanno in un mondo a parte ma sono parte anche del loro”, ha dichiarato a Il Corriere della Sera.
“Ham comunica le proprie idee, tocca corde particolari, attrae persone lontane dalle competizioni”, ha evidenziato Domenicali ricordando che a breve organizzerà un meeting con il resto del gruppo. Qualora la consegna fosse quella di imitare il britannico, il rischio non è di finire in una sorta di recita collettiva, dove nessuno è onesto?
Chiara Rainis