Miguel Oliveira vuole provare a spostare il baricentro del Motomondiale. Il rischio è diavere solo piloti spagnoli in griglia. E gli italiani?
Nel suo secondo anno in classe MotoGP, Miguel Oliveira si è affermato tra i migliori al mondo con due vittorie. Gran parte del merito va all’evoluzione tecnica della sua KTM RC16 che ha permesso anche a Brad Binder di salire sul gradino più alto del podio e a Pol Espargarò di ottenere cinque podi. Ha chiuso a soli 14 punti dal terzo posto di Alex Rins, una mancanza di costanza ha impedito un miglior risultato in classifica generale.
Dopo due stagioni con il team Tech3, quest’anno il 26enne guida una KTM RC16 per il team Red Bull factory al fianco di Brad Binder, subentrando a Pol Espargaró che è passato alla Repsol Honda. Un’ascesa rapida che gli permetterà di giocarsela a grandi livelli. “Non esiste un percorso predeterminato”, ha detto il portoghese sui suoi successi. “In MotoGP vedi piloti con carriere molto diverse, dipende dai tempi personali, dall’anno e dalle possibilità. Nel mio caso la KTM ha contribuito molto, mi sento parte del loro DNA e del loro successo. Quando guidi per un marchio e lo rappresenti, ti dà una sensazione speciale quando hai percorso la strada con loro per molti anni”.
In Portogallo è divenuto una star dello sport, tra i più amati insieme a Cristiano Ronaldo. Ha concluso il campionato del mondo 2020 con una vittoria proprio sul circuito di casa a Portimao. L’obiettivo è spostare un po’ il baricentro del Motomondiale. “È bello vedere come la popolarità della MotoGP stia crescendo, aprirà le porte a molti futuri piloti portoghesi”, ha concluso Miguel Oliveira. “Se andiamo avanti come siamo adesso, ci saranno solo piloti spagnoli sulla griglia tra cinque o sei anni”. Ma forse dimentica quanti italiani ci siano in classe regina nel 2021, con Andrea Iannone costretto a lasciare per motivi ancora poco chiari.
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